Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy sul link presente sulla home page

Etichette

23 gennaio 2025

'NA SQUADRA' CO' I COLORI DER CIELO

In questo brano c'è la storia della Lazio,  la nostra storia, il nostro carattere, e il perché del carattere degli altri. Di questo nostro essere figli di una storia stupenda iniziata all'alba del Novecento, nella città che ha fatto gran parte della storia del mondo e che, scusate se è poco, la leggenda dice essere stata fondata da un certo Romolo, laziale doc, ovviamente.

 
Da una parte la storia dei ribelli e degli eguali. Ribelli a tal punto alla retorica della Patria (che da lì a poco avrebbe prodotto milioni di morti per conquistare e perdere 30 mt di  trincea per anni, giorno dopo giorno), da richiamarsi allo sport olimpico che affratella i popoli e fa cessare le guerre durante il loro svolgimento. Uguali perché nella sua breve presidenza il nostro fondatore mai volle firmarsi come presidente dichiarando che per lui i laziali erano tutti uguali tra loro.
 
Dall’altra la plebe senza storia, qualche “ignobile” pariolino con la puzza sotto ar naso, ricchi svizzeri e scozzesi che giocavano a polo e hokey e i finti romani del Testaccio Village  sorto per ospitare appunto romei e ciociari del centro Italia venuti qui a lavorare tra ‘800 e ‘900.
 
I romani, e i laziali soprattutto, non hanno nulla contro chi non è nato a Roma. Conoscendo la storia della loro città sanno che la grandezza di Roma fu dovuta proprio all’aver concesso la cittadinanza romana a tutti gli italici, e che definire burino Cicerone perché nato a Irpino è un crimine che solo i senza storia e cultura possono osare solo di immaginare visto la loro pochezza argomentativa, anche se di fronte al personaggio non avranno mai il coraggio di dirlo apertamente.
 
D’altronde loro che ce l’hanno a morte co’ i burini sono maggioranza in tutte le province del Lazio, della serie lupi sì ma marsicani. E’ che porelli nun c’ariveno proprio… nun è corpa loro.
 
                ‘NA SQUADRA CO’ I COLORI DER CIELO
 
A Foro, che dè stò silenzio n’antro pareggio? 

A Colossè, co’ quell’aria svampita, così pieno de buchi,
 
ancora n’l’hai capito? Avemo vinto!
 
Quante ne avemo viste, sentite e fatte:
 
Romolo e Remo, l’Orazi e li Curiazi,
 
'a Repubblica, l’Annibale a le porte, Mario e Silla
 
l’Impero …….quello vero,
 
i barbari, 'a caduta, i papi, er sacco de Roma,
 
pe' annà a finì all’impero de cartone fatto cò 'a cartapesta.
 
Che voi che sia ‘na partita de pallone
 
Pe' chi tante battaje ha vinto e tante perso.
 
A Colossè  stanotte hanno vinto i fiji nostri, quelli veri.
 
Stasera hanno vinto quelli nobili dentro,
 
Quelli che sanno dà a ‘na partita de carcio er giusto peso,
 
dù corpi de clacson  pè salutà n’amico e niente de più.
 
A Foro ma potemo sopportà che pè l’artri ‘gni momento è bono pè fa casino?
 
A Colossè   l’artri,….. come tu li chiami,  so’ plebe, so' liberti, so' mezzi schiavi.
 
E’ popolo co’  cui er destino è stato avaro,
 
forse è pe’ questo che je piace  de fa caciara,
 
unica soddisfazione de ‘na vita troppo amara.
 
Anche se poi stanne certo,  staranno in silenzio e manzi…..
 
armeno pè stasera.
 
A Colossè  annamo a dormì contenti e lasciali rosicà da soli………….
 
e coprite cò tutti quei buchi………che piji freddo.
 
Er Sommo Vater
 

E questo è l'audio della poesia








Nessun commento:

Posta un commento