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31 maggio 2013

(24) RAGAZZI GRAZIE A TUTTI MA SOPRATTUTTO GRAZIE A LORO. SI GRAZIE ALLA AS ROMEA TUTTA.

N.24

30/05/13


 Sabato 25 maggio, a poco più di 24 ore dal derby, mercato di piazza Vittorio. Santino propiziatorio di un fruttarolo romatriste in omaggio ar capppitttano.




     Lo avevo detto, era un derby da storie da Lazio, da affrontare con l’handicap, con le mani legate dietro la schiena per tutta una serie di problemi creatici dalla nostra dirigenza, ma sentivo, e lo scrivevo nel post precedente, che anche stavolta i segnali erano a nostro favore. Se avessimo vinto noi avrei ringraziato coloro, tutti  romanisti, che hanno permesso che Claudio Lotito diventasse presidente della Lazio. Lo ho fatto da laziale, in silenzio, con il cuore allegro, con una faccia che avreste dovuto solo vedere, da quanto era perfida. Scusate ma in questo post me va’ de scrive in dialetto, anche se non stretto. Quante vorte i peperones, pe’ rigirà er cortello nella piaga e piacce in giro ce riccontavano la storia der  Lotito romanista. Come detto artre vorte, se fosse vero, era da “storie da Lazio”, ma mo’ lo rigiro io er cortello, avete perso er derby che ve fa  sta’ zitti pe’tutta ‘na vita, proprio con un “romanista” ar comando dell’odiata, voi che a comannavve c’avete er forte e potente dollaro americano, e che riscoprite dirigenti biancelestiali dappertutto.? Nun riuscite a vince neanche quanno l’avversari ch’hanno l’handicap, le mani legate? Che gioia! Ma vedè Lotito, detto Claudio, che solleva la coppa puro se me fa n’effetto strano, da laziale me deve fa pensà. Incapace come romanista de tenè la Lazio sotto botta, come programmato oppure romanista pentito che se trasforma un po’ in laziale? O solo un laziale  co’ tanto peperonismo dentro. Resta er fatto che se er sor Claudio comprennesse la montagna de sordi su cui ‘sta seduto, co’ la storia della Lazio, diventerebbe un grande eroe, anche se pe’ caso. Ne riparle…remo se Romolo è d’accordo.

     Ma tornamo ar derby. Questi pe’ me so’ stati giorni de silenzio e de gioia. De silenzio perché quanno hai vinto contro tutto e tutti, da laziale, voi sta’ da solo in cima a ‘na montagna a godette la vittoria. De gioia che vo’ dico a fa. Pe’ strada m’avranno preso pe’ matto mentre so’ sbottato a ride sentenno pe’ radio un ragazzo dì: “nun sanno quanno so’ nati, ma sanno quanno so’ morti”. Devo ringrazia Guidone co’ qua frase, da laziale, che “quanno vince la Lazio, Roma è accarezzata e quanno vince la Romea è, ar contrario, violentata”. Devo ringrazià le poche mijaja de Lazio Siena  (ar bijetto je farò un quadro) e le parate de Carizo, er pararigori e non solo. Devo ringrazià Ciani cor gol a tempo quasi scaduto, ar 95°. E visto che ce stamo grazie all’arbitro pe nun avè fischiato prima. E dovemo puro ringrazià Floccari che segna contra a Juve ar 93° e li juventini Giovinco e Marchisio che ce grazieno de brutto. Se questi nun so’ segni der destino…..

      E mò comincio a ringrazià loro, a comincià dar Mezzaromea. Quer giorno er Siena der romanista Mezzaromea c’ha dominato in lungo e in largo ma non nun è riuscito a dacce la mazzata. Sta coppa alla Lazio, caro Mezzaromea è, un po’ merito der Siena tuo, grazie de core. E nun esse così abbacchiato cor Siena in serie B e la romea tua morta sur campo, pensa alla Salernitana. E poi devo ringrazia l’as romea tutta. Avevate preso schiaffi già ar derby d’annata, co’ Zeman ancora ar comanno, e cò li segni premonitori der cielo, cò li dei d’olimpo benevoli co’ noi laziali, voi  gladiatori der nulla, ciechi, sordi e tignosi, pe’ core appresso all’invenzione della stella d’argento, sete annati verso l’orendo destino che da soli ve stavate a acchittà. Senza de voi pe’ noi sarebbe a sesta coppa Italia, gnente de più. È grazie solo a voi, che sapevate chi v’aspettava in finale, se ‘sto derby è stato er derby degli dei, perché chi vinceva, vinceva tutto e chi perdeva perdeva tutto. Era er derby pe’ la vita e pe’ la morte e voi sete morti, de vergogna, pe’ sempre. La nostra gloria era solo co’ voi e c’avete puro cercato!

     Ma de segni premonitori li laziali più antennati ce ne avevano avuti tanti, a sfascio. Li peperones s’erano già appuntati la stella sul petto e avevano fatto cose inenarrabili, come er santino der fruttarolo. Che vi devo dire, non hanno il senso della misura.

     Anni fa stavo da un amico macellaio e vedendo alla parete un medaglione esclamo: “ma che cazzo c’hai attaccato!”. Era un medaglione di rame con su scritto campioni d’Europa! Si perché  questi, de fronte all’occasione unica de fa’ ‘na finale de coppa dei campioni a Roma,  davamo già pe’ scontato d’avella vinta, oggi come ieri. E mo’ l’artra occasione unica de  ‘a coppa de ‘o stellone, che nun je pareva vero, e l’avevano già fatta loro, puro questa. E allora via! tutta la famija allo stadio, tutta pittata de rosso vergogna e giallo itterizia, co’ le paco rabanne, porelle, incartate co’ quei colori che ferischeno l’occhi, convinte da papi che papà passava appunto n’attimo dar sarto a fasse cucì ‘a stella d’argento su ‘a maglia, e poi tutti a fa’ festa, pe mesi, anni, pe’ sempre. E la “stella d’argento che brilla lassù” ja dato ‘sta scoppola che non se scorderanno più..

                                                                    decimo

26 maggio 2013

(23) DERBY ROMA LAZIO DI TIM CUP, UN DERBY DA “STORIE DA LAZIO”.

N.23

24/05/13



    Ci siamo, domani sarà derby, derby di coppa Italia, con il trofeo in palio. Da laziale l’avevo desiderato, sognato. La Roma era ancora guidata dal Serse il romanista, quello di “noi in quarantamila e loro solo in 500” (vedi poesia: “Aho’ è tornatoSerse!”), dallo Zeman che non cambia mai modulo. Ma con il boemo sarebbe stato, permettetemi la battuta, un derby “facile, facile”  e questo non era, non è una storia da Lazio, non è nelle nostre corde, nel nostro dna.

     Ora Zeman se ne è andato e la Roma ha recuperato terreno sulla Lazio, riuscendo ad arrivare prima in campionato,  grazie soprattutto a delle scelte di un signore che ha pensato bene di rompere un giocattolo che dava molto fastidio a qualcuno.

     A gennaio la Lazio era al secondo posto, pochi acquisti mirati, per non fare giocare i soliti noti, avrebbero dato tranquillità e sicurezza alla squadra. Il mercante di Formello, al contrario di tutti i mercanti degni di questo nome, fa spesso il contrario di quello che è economicamente valido per il bene della Lazio, non facendole fare mai il decisivo salto di qualità e anche questa volta non si è voluto smentire. Lo stesso signore ha in più riprese detto che la vincita di uno scudetto sarebbe una jattura economica. Qualcuno dovrebbe fargli comprendere che il solo stadio di proprietà, con relativa nuova speculazione edilizia al seguito, non è la sola possibilità di guadagno. certamente non la più ecologica. Dovrebbe sapere che il Manchester United ha raggiunto nei primi mesi di quest’anno una capitalizzazione di oltre duemila milioni di euro e non mi sembra giustificabile che la Lazio, al contrario, valga cento volte meno. Evidentemente qualcuno non sa parlare, comunicare, fare. E la storia/sogno della Lazio, che da sola nell’epoca dell’immagine, varrebbe una montagna di soldini, resta inutilizzata da chi non riesce o non vuole comprendere.

     Ma torniamo a noi. Il solito è riuscito a fare una squadra indebolita rispetto ad un anno fa, con giocatori sempre più vicini a quell’età in cui si smette di giocare ad alti livelli, e con altri  giocatori fuori rosa, per quella geniale capacità che ha questo di litigare con tutto il mondo. Sono anni che la squadra non ha uno sponsor, che perde appunto giocatori a parametro zero, che perde incassi milionari da “champion” per un nulla, senza che si faccia, con poca spesa, quel passo in più che le permetta il salto di qualità, con l’aggiunta di ritorni economici incredibili, considerando che la società avrebbe trenta milioni di euro (lordi) dal primo turno di champion a fronte di una capitalizzazione addirittura inferiore alla cifra incassata.

La squadra “rafforzata” con il mettere fuori rosa, solo quest’anno tre giocatori (Diakitè, Cavanda e Zarate, con relative perdite milionarie), tanto per renderla economicamente più forte, viene poi affidata ad un tecnico sconosciuto che malgrado tutto nella prima parte del campionato riesce a fare un vero e proprio miracolo.

     Chissà come saranno stati contenti in questi ultimi  anni i signori che hanno consegnato Lazio al Mercante di Formello, quelli del potere giallorosso a Roma, nel vedere la Lazio sopra la Roma, e beffa delle beffe, nel vedere la Roma sconfitta dai gol del “pensionato che non volle fare il pensionato”, di quell’ultra trentenne affidato alle  mani di Reja prima e del signor Petkovic chi?, poi.

     Gira su youtube un video su Lotito in mezzo a tifosi della Roma in festa per un gol al derby. Lui non festeggia ma è in mezzo a loro. Io non posso sapere se l’attuale presidente della Lazio è un romanista o meno ma di una cosa sono più che certo. Quando si trattò di comprare la Lazio il “nostro” Claudio, che aveva imprese di pulizie, chiese molto probabilmente un consiglio ai Mezzaroma, che furono grandi  azionisti della roma, e già dentro al mondo del calcio, al suo contrario. Spesso mi chiedo se i signori Mezzaroma abbiano mai pensato a comprare la Lazio ma la domanda e destinata a rimanere senza una risposta credibile. Resta il fatto che  con quei signori, di cui è parente acquisito, il “nostro” continua a fare affari calcistici, vedi Salernitana.

     Ma torniamo a questo derby di Coppa Italia. Grazie alla “sapiente” campagna acquisti e litigi del nostro eroe lo dovremmo  affrontare combattendo una partita con le mani allegoricamente legate dietro la schiena, da laziali appunto, ma noi confidiamo che Claudio Lotito sappia dare un altro dispiacere a coloro che tempo fa decisero di affidargli la squadra nata dal grande sogno controcorrente pensato e voluto da nove ragazzi di Roma, tanti anni fa. Un sogno che non ha eguali in Italia, visto che un’altra squadra che decise di non chiamarsi come le tante, troppe squadre della parrocchietta che calpestano i campi di calcio, la Juventus, si richiamò a dei banalissimi ideali di “gioventù” e l’Internazionale nacque otto anni dopo.

    La società sportiva Lazio nacque da un sogno controcorrente, in un’epoca di ridicolo, becero nazionalismo, richiamandosi al contrario agli ideali sovranazionali dei giochi olimpici, a quella storia stupenda che affratella i popoli e fa cessare le guerre.  La Lazio proverà a vincere questo derby alla sua maniera appunto, controcorrente. A noi laziali le storie banali e le squadre della parrochietta, “Il mi son de Milan e son del Milan” o il “ Sò de Roma e sò da roma”, non ci sono mai piaciute. A noi piace vincere difficile, difficile, quando ci riesce, ovviamente, da laziali sempre, anche se devo purtroppo convenire che non avendo compreso bene la nostra storia molti che si dichiarano laziali si comportano da peperonisti puri. Ma il restituire l’onore ad una squadra spesso offesa dai suoi stessi sostenitori merita altre pagine e altri momenti. Ora non ci possono essere divisioni.

    Oggi è tempo di derby e non sarà solo una partita di pallone per chi è laziale dentro. Sarà una delle innumerevoli battaglie, nella storia della nostra vita, che sappiamo di poter perdere o vincere, consci comunque che le nostre idee non perderanno mai e che noi, nella vita di tutti i giorni, da laziali appunto abbiamo già vinto.

     Proprio per questo mi sento oggi di dire che questo derby di coppa Italia è un derby da Lazio, comunque vada. Ma ho un mio sogno personale. Se, malgrado tutto, una squadra messa nelle condizioni di non essere al meglio dovesse vincere, sappiate che ringrazierò da laziale, in silenzio, con il cuore allegro, coloro che hanno consigliato e dato la Lazio all’attuale presidente Claudio Lotito. Ovviamente nessuna parola potrà commentare la mia faccia se tutto ciò accadesse. Dovreste  solo vederla!!!!!!!!!!

     Concludo con la poesia Na’ squadra co’ ‘i colori dei cielo” , che fotografa, come nessun altra poesia mai, il nostro essere laziali (….. per chi tante battaje ha vinto e tante perso…..) e il loro essere altro (…..l’artri, come tu li dici, so’ plebe, so’ liberti, so’ mezzi schiavi…..).

                                                            Forza Lazio
                        
                                                               Decimo


17 maggio 2013

(22) LA STORIA DI SIR ALEX IL GRANDE CHE SI INTRECCIA CON LA STORIA DELLA LAZIO E CON QUELLA DI QUEI GIORNALISTI “GIALLOROSSI” CHE OCCUPANO I GIORNALI ROMANI

(22)

10/05/13


    Sir Alex Ferguson l’allenatore più vincente di tutti i tempi è andato in pensione, con un carnet di vittorie che difficilmente sarà eguagliato. Trentotto trofei tra cui due coppe dei Campioni, due coppe delle Coppe e tredici scudetti. L’unica cosa che gli mancava, gli manca, è la Supercoppa europea e qui la storia di questo grande allenatore si intreccia con la storia della Lazio e con quei giornalisti che hanno smesso da tempo di fare il loro mestiere con obiettività  per abbracciare esclusivamente la strada del tifo fazioso.

                                               

 LA STORIA SILENZIATA

 

     Sabato 5 novembre del 2011, sala stampa dell’Old Trafford stracolma, perché l’evento è di quelli che profumano di storia, appunto. In quel giorno Sir Alex Ferguson ha festeggiato le sue nozze d’argento con il Manchester United: 25 anni di matrimonio tra l’allenatore più vincente nella storia del calcio mondiale e un club che grazie a lui è tornato nel Gotha del calcio europeo dopo anni bui e di anonimato. Tra i tanti giornalisti glorificanti uno si alza in piedi e gli chiede: “Lei ha vinto tutto quello che c’era da vincere, è l’allenatore più vincente di tutti i tempi del calcio mondiale, ma guardando indietro avrà anche dei rimpianti. Potrebbe elencarmi i tre grandi rimpianti di questi 25 anni di carriera da allenatore del Manchester United?” Sir Alex ci pensa un attimo e poi di getto: “Ho vinto tantissimo, 12 volte la Premier League e in totale più di 30 trofei, ma quel titolo perso nel 1998 dopo aver sprecato addirittura dieci punti di vantaggio sull’Arsenal, è il rimpianto più grande relativo al calcio inglese. In generale, il rimpianto maggiore è non aver battuto la Lazio ad agosto del 1999 nella finale di Supercoppa Europea a Montecarlo, perché in quel momento quella di Eriksson era la squadra più forte del Mondo. Tra i giocatori, ne ho allenati di grandissimi, ma ho il rimpianto di non aver mai potuto allenare Paul Gascoigne, ma anche Paolo Di Canio, che giocando con me nel Manchester United avrebbe vinto quasi sicuramente il ‘Pallone d’Oro’. Altri grandi rimpianti, non ne ho”.

 

     È una delle più belle pagine di sportività riconoscere che qualcuno, in un momento della tua vita è stato più forte di te ed è un riconoscimento, una caratteristica, che hanno solo i grandi. Forse è per questo che personaggi meschini, insignificanti come la loro esistenza, hanno pensato bene, al contrario, di nascondere la cosa, all’ombra del cupolone.

 

     Badate bene io non c’è l’ho con i giornalisti in generale. Che la cosa non appaia sul Sole 24ore è del tutto naturale, ma che il giornale sportivo (sic!) della capitale e gli altri quotidiani romani, che vantano un elevato numero di lettori/acquirenti negli sportivi/tifosi, neghino una notizia clamorosa che fa discutere e soprattutto vendere copie, la dice lunga sul livello di omertosa  mafiosità che sedicenti giornalisti ultrà impongono alle redazioni dei loro giornali. Per tralasciare il fatto che questi signori, come evidenzio in altri post, nascondendo notizie anche violente riguardanti “tifosi violenti”, evidentemente loro amici, nei fatti danno un bel contributo a coltivare quel clima cordiale che …..fa tanta violenza.

 

                                                               Decimo

 

 

13 maggio 2013

(21) I LAZIALI, LE FILE E IL MERCANTE DI VENEZIA. COME TRASFORMARE UNA BUONA IDEA IN UNA PESSIMA COSA.

(21)

10/05/13



    La priority pass ideata dalla Lazio per la finale di coppa Italia del 26 maggio è la plateale dimostrazione di come una buona idea possa trasformarsi in qualcosa di deleterio.

    Decidere di dare una priorità nell’acquisto del biglietto a chi acquista una priority pass è una buona idea di marketing. Tu compri nei miei negozi Lazio style gadget per almeno trenta euro e io ti do la priorità per l’acquisto di un biglietto per la finale. Qualcuno, per miopia o pura cattiveria l’ha fatta diventare elemento di divisione tra tifosi e tra tifosi e società.

     Personalmente io non ho nulla contro i tifosi occasionali che vengono allo stadio solo in certe occasioni, ma se qualcuno li vuole mettere allo stesso piano di coloro che hanno un abbonamento è chiaro che si creano dissapori tra le due categorie di tifosi. Colui che fa l’abbonamento, che va allo stadio sempre, con il caldo, con il freddo, di giorno e di notte, dovrebbe essere rispettato dalla società, visto che è soprattutto questi tipologia di tifosi a farla ricca. Prenderli a sportellate, offenderli è incomprensibile da parte di chi dovrebbe al contrario premiare la fidelizzazione. 

      Sarebbe bastato dire che gli abbonati avevano due giorni in più per esercitare il diritto di prelazione in esclusiva, per evitare file, disagi e forti  malumori. Al contrario si è pensato bene di allarmare gli abbonati della curva nord, anche grazie alla forte differenza di prezzo con i distinti, e far balenare loro li timore di non riuscire a prendere il biglietto per la loro amata curva. Perché l’attuale dirigenza della Lazio si contrappone ai suoi tifosi? Perché radio che dovrebbero criticare questi comportamenti al contrario li giustificano? La Lazio non ha bisogno di mercanti di Venezia ma di dirigenti che rispettino chi la ama.

                                                                     Decimo