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28 febbraio 2014

(14) KEITA CANDREVA 2 - LOTITO REJA MARCHETTI 3

(14)
28 febbraio 2014

  

 

     Obiettivo raggiunto. Una squadra costruita a tavolino che più male non si può, una squadra messa in campo da un allenatore che le partite extra campionato le ha sempre ritenute incombenze da evitare se possibile, e lo dice da anni, ha raggiunto quelli che erano i suoi obiettivi taciti, uscire da tutte le competizioni. Forse qualcuno difetta in memoria ma ricordo che in coppa Italia siamo usciti con il Napoli perché il nostro allenatore ha messo in campo una squadra B che più B non si poteva, correndo peraltro il rischio di vincerla lo stesso la partita.

 

    Francamente io non riesco a capire  appieno la psicologia di  Reja. Mettere un’improbabilissima squadra B contro il Napoli ha un suo senso, che io disapprovo, ma che esiste ed è del tutto evidente: “non voglio andare a fare tre derby con la Romea in 8 giorni”, punto. Quello che mi risulta incomprensibile di questo signore, negli anni con la Lazio, è l’evidente fastidio per le partite di coppa. Con un ragionamento che non riesco a comprendere. Ci si lamenta degli impegni  troppo gravosi in coppa per privilegiare il campionato, e tutto questo per raggiungere quella graduatoria che permetta l’anno successivo di giocare in Europa e lamentarsi di nuovo per la pesantezza del doppio impegno. Che senso ha?

 

    Contro il Ludogorets eravamo riusciti a pregiudicare la partita con il primo tempo all’Olimpico con lo stesso metodo. Quasi tutti gli allenatori di fronte a  partite secche mettono in campo la migliore squadra e poi a risultato acquisito fanno riposare i più stanchi. Noi mettiamo la squadra più improbabile e solo successivamente, a risultato compromesso, ci danniamo per risalire la corrente.

 

      Ieri apparentemente il nostro allenatore ha avuto un iniziale ravvedimento operoso non mandando in campo Mauri, ma poi tutto finisce lì. Marchetti che qualche problema dovrebbe averlo con la società, altrimenti non mi spiego perché Radu abbia festeggiato i suoi gol proprio con il portiere in panchina, viene messo in campo dal primo minuto Accetto anche l’idea che i miei sospetti di un certo malessere tra il nostro portiere e la società possano essere sbagliati ma resta il fatto che, vittima di malattia o anche di un pizzico di ostracismo, Marchetti riesce, sotto pressione, a sbagliare tutto l’immaginabile in una delle partite più importanti della stagione.

 

     A completamento dell’opera bisogna dire che sostituire i nostri due migliori uomini in campo, Keita e Candreva, è stata solo la classica ciliegina sulla torta. Ora lotteremo in campionato per avere un posto in Europa league, ma stavolta la vedo dura.

 

                                                                     Decimo

 

 

27 febbraio 2014

(13) DA ‘E STALLE A ‘E STELLE

(13)
27/02/14

 
 

 

P’er laziale nun c’è mai soluzione

e ‘gni vorta è pronta  ‘na rivoluzione

 

Da ‘e stelle der cielo sempre nostro,

in un racconto fatto co’ l’inchiostro,

spesso s’aritrovamo a sbatte er sederino

pe’ nun avè fatte ‘e cose  nostre pe’ benino.

 

Poi, all’improvviso, quanno ‘a vedi proprio nera,

t’aritrovi su ‘na stella che te sbrilluccica sincera.

Da ‘e stalle a ‘e stelle senza continuità,

visto che famo parte de ‘na granne umanità.

 

Pe’ l’artri, invece, nun c’e soluzione

a ‘na vita spesso de farsa ostentazione.

Nascheno sur pavimento de ‘na fredda stalla

e ar più ‘ne toccano er soffitto, ma solo quanno je va calla.

 

                                   Decimo

 

 

 

Riproduzione vietata

24 febbraio 2014

(12) UNA BUONA INIZIATIVA. CHE SIA SOLO L’INIZIO. TUTTI DA CLAUDIO.

(12)
23/02/14
 
 

    Oggi speriamo di riempire lo stadio e di far comprendere a tutti quello che dovrebbe essere una verità lapalissiana. Le azioni di una società di calcio possono essere possedute da chicchessia ma ai tempi del calcio moderno non può esistere una squadra di calcio che si contrapponga ai suoi tifosi, e non perché le sia negato il farlo, ma perché semplicemente questo significherebbe la sua morte.

 

    Noi non siamo come altri che, spacciandosi per falsi non violenti, spargono il sangue degli “avversari” e poi a giorni alterni si scusano per l’accaduto o ne ricordano con vanto l’uccisione. Questa è una protesta da Lazio, pacifica e non violenta al 100%. La squadra va male e invece di fuggire, tutti a sostenerla. Anche il fatto di andare insieme allo stadio è un’ottima cosa e sarebbe splendido se uscendo dallo stadio tutti andassimo, con macchine e motorini al seguito, a salutare Claudio sotto casa, nel pieno rispetto delle leggi e della nostra storia.

 

                                                                  Decimo

 

 

21 febbraio 2014

(11) IERI SENZA STADIO, DOPO TANTI ANNI. GRAZIE LOTITO.

(11)
21/02/2014
 

 

     Lo sapevo, lo temevo ed è accaduto. Bastava leggersi la formazione per sapere che una sconfitta era nell’aria. Un allenatore che sente il richiamo delle coppe, Italia o Uefa fa lo stesso, contento come il tacchino americano che sente l’avvicinarsi della festività del “Thanksgiving” (festa del ringraziamento), ti diceva già quanto erano scontati i risultati. Per questo un’indecente Lazio B  ha perso contro un vergognoso Napoli A, perché forse a qualcuno non reggeva la pompetta dei tre derby consecutivi, e un’altrettanto indecente Lazio fa lo stesso con la squadra bulgara.

 

    Qualcuno mi spieghi il senso della scelte tattiche che pervade le mosse di Reja. Mettere in campo una squadra vergognosa, prendere schiaffi e poi solo all’ultimo cercare di risalire, e con difficoltà, la corrente, che senso ha?

 

     Resta il fatto che dopo essere andati allo stadio negli ultimi anni, in ogni occasione, anche contro le più improponibili squadre europee, con il caldo, con la pioggia e con il freddo ieri, per la prima volta, abbiamo deciso, io e mio figlio, che non era il caso e per questa decisione siamo immensamente grati al nostro Lotito Claudio.

 

                                                                        Decimo

 

 

17 febbraio 2014

(10) MA IL FATTO E’ DIVENTATO FAZIOSO COME LIBERO E IL GIORNALE?

(10)
15/02/14

 

    Quella che segue è la mail che ho mandato al Fatto Quotidiano con il mio nome e cognome. Mi risponderanno? 100 a 1 che non lo faranno. Ma questi paradossalmente sarebbero dei benefici “assist”, per una società che si facesse valere, che avesse una comunicazione vogliosa di far bene il suo lavoro e che avesse tifosi intelligenti, capaci di fare una manifestazione clamorosa sotto un giornale che si picca di essere un quotidiano che non fa sconti a nessuno e pescarlo con “il sorcio in bocca”. Voi credete che i Travaglio, i Gomez, i Padellaro, possano sopportare di veder il loro lavoro messo in discussione, o peggio andare in fumo, per colpa di faziosi imbecilli?

 

                                                               Decimo

 

 

 

 

     Il giornale che si vanta di suonarle a tutti quelli che se lo meritano è diventato fazioso? La storia. Al derby di domenica scorsa, due striscioni, due stili contrapposti. In uno si è solidali con una ragazza in coma, vittima della solito uomo brutale con diritto di vita su tutti, nell’altro si inneggia ad un signore morto nel tentativo di far evadere il fratello condannato all’ergastolo per aver commissionato l’assassinio di un ragazzo polacco, colpevole di aver fatto apprezzamenti sulla sua (di sua proprietà) donna.

 

     Entrambi vengono attribuiti in un articolo sul Fatto ai lazioli, ovviamente mettendo in risalto la foto con lo striscione vergognoso. Beha, l’autore dell’articolo, viene contattato dai laziali e riconoscendo lo sbaglio, per essersi fidato di qualcuno che attribuiva loro lo striscione, dice che farà una smentita il giorno successivo.

 

     Tutto bene dunque? Giudicate voi. Un articolo offensivo per chi nello stesso giorno si è dimostrato altro, in un giornale che normalmente viene letto da oltre 100mila lettori, viene smentito in un blog che di lettori ne può avere meno di 100, e sul giornale nessuna smentita, anzi peggio. Lo stesso o gli stessi faziosi giornalisti pro giallorossi, che in evidente malafede non riescono a riconoscere in una foto dei tifosi “asciarpati de giallorosso”, non solo negano la smentita ma pubblicano un’altra pagina sul “glorioso” capitano della Roma, tanto per far capire per cosa tifano i non più obiettivi giornalisti del Fatto. Tali e quali i loro colleghi di Libero e il Giornale che stravedono vergognosamente per Silvio.

 

                                                               Paolo ….

 

PS. Ho cercato attentamente una smentita sul giornale, ma forze per l’alzheimer incipiente non sono 

      riuscito a trovarla. Nel caso l’aveste fatta considerate non inviata questa mail.

13 febbraio 2014

(9) PER CHI FA IL TIFO LOTITO?


(9)
13/02/14

 

 

 

    Poco prima della partita di coppa Italia Napoli-Roma il signor Lotito se ne esce con una delle sue solite frasi (non si comprende quanto farina del suo “cuore” e quanto “fumo senza arrosto”) che lui avrebbe tifato per il Napoli, squadra con gli stessi colori della Lazio.

 

     “Bono a sapesse”, direbbe qualcuno, certo detto da chi fa il tifo per conto terzi e la sua squadra invece che rafforzarla la indebolisce, è abbastanza curioso.

 

     A proposito di Napoli, oggi stellare ma semplicemente vergognoso con la Lazio di coppa, due domandine le vorrei fare. La prima a Reja a cui non perdono aver messo un’improbabilissima lazio B  a fronte di un ignobile Napoli A. Ma tre derby consecutivi  con quei signori  certamente più bravi di noi ma che ci soffrono troppo, no?

 

    L’altra domandina a Lotito del tutto retorica conoscendo il personaggio, voglio farla lo stesso. Caro Claudio tu alla partita di coppa Italia Napoli-Lazio per chi facevi il tifo? Risposta scontata, ma per la Lazio naturalmente! Io ci credo ma vorrei fare la stessa domandina al signor Lotito, il tuo unico amico, caro Claudio, quello che si voleva vendere Hernanes, chissà per chi avrà fatto il tifo lui.

 

                                                                  Decimo

 

12 febbraio 2014

(8) OGNI CURVA HA I SUOI EROI. A CIASCUNO IL SUO.

(8)
11/02/14

 

    Ultimo derby. Due modi di pensare, di vivere, di essere, che più diversi non si può. Da una parte uno striscione in cui si da tutto il sostegno possibile a Chiara che lotta, tra la vita e la morte, perché il solito idiota criminale non può sopportare che la sua donna possa vivere senza riverirlo come un padrone, e per questo l’ha ridotta in fin di vita. 

 
    Dall’altra, spero pochi individui, ad augurare un riposo in pace a Nino Cutrì morto nel tentativo di liberare il fratello, Domenico Cutrì, condannato all’ergastolo per essere accusato di aver commissionato l’omicidio di un ragazzo polacco, colpevole di aver fatto apprezzamenti sulla sua donna.


 Due episodi in cui si racconta sempre  la stessa storia,  perché la stessa orrida mentalità che ha massacrato Chiara non può sopportare apprezzamenti, più o meno pesanti, alla propria donna.

    So benissimo, da laziale, che anche nella nostra curva ci sono “uomini” che non esiterebbero un attimo a trasformarsi in violenti nei confronti delle proprie donne e che anche tra i romanisti ci sono persone per bene, la stragrande maggioranza, che questa mentalità aberrante rifiutano, ma non posso non prendermela con alcuni signori che si definiscono giornalisti e che anche stavolta non hanno nulla da dire, guarda caso, su quale sia stato il settore che ha esposto lo striscione, signori sempre dello stesso giornale.

                                                         Decimo   

 

 

10 febbraio 2014

(7) IL DECISIONISMO STRABICO DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA E IL RICORSO AVVENTATO DELLA ROMEA.

(7)
9/02/14
 

 

     Proprio non se ne può più. I tifosi stupidi sempre  contenti di essere protagonisti ci provano gusto a farsi squalificare le curve per ululare il loro razzismo ambientale. D'altronde vorrei capire cosa ci trova di strano la Lega se ha permesso che la quasi totalità delle squadre di calcio italiane si chiamassero  senza fantasia  con il provincialissimo nome della città che li ospita. E allora come irridere i napoletani o i romani o i milanesi? I romani li affoghiamo col Vesuvio e i napoletani li bruciamo col Tevere?

 

      Da notare che in più di una occasione i tifosi cosi detti offesi sono stati i primi a prendersi in giro con gli stessi slogan che li avrebbero dovuto offendere. Ma la Lega li vuole tutti rispettosi come educande e per questo è pronta a chiudergli le curve al minimo accenno di razzismo ambientale. Scelta pedagogica senza eguali e con una chiarezza che non ha paragoni al mondo.

 

     Fai il cattivello in coppa Italia? E io ti squalifico il campo in campionato! Come se uno avesse barato a scopa e lo cacciano dal torneo di tresette! Ma chi sono questi! Ogni giorno ci dovrebbero fare un film!

 

     I dirigenti della Romea che sanno evidentemente far di conto ma fino ad un certo punto notano la stranezza del provvedimento e chiedono che il provvedimento punitivo  sia scontato in coppa Italia, come dovrebbe essere. Qualcuno gli può spiegare che grazie ai favori di Conte, Tagliavento e perchè no Reja, corrono il quasi certo rischio di arrivare in finale e vogliono auto chiudersi la curva?

                                                          Decimo

 

05 febbraio 2014

(6) CARO REJA QUANDO IMPARERAI CHE PER UN LAZIALE NESSUNA PARTITA SARA’ LA PARTITA DELLA VITA?

(6)
04/02/14
 
 
 
     Comprendo che per te la Roma è stata un bestia nera, con lei hai vinto una sola volta, l’ultima se non ricordo male, e spero non sia l’unica. Resta il fatto che i derby sembri non sopportarli. Forse è per questo che contro un Napoli, ignobile prima squadra, hai messo in campo la squadra che più B non si poteva, e malgrado ciò hai corso il rischio di vincere. Non ti giustifico ma ti comprendo. Tre derby per te sarebbero stati troppi, per te che finora li hai vissuti male.
 
     Ti do un consiglio, semplice semplice. Vivi queste partite da Laziale, falle diventare partite in cui onorare lo sport, ma mai partite della vita, cosa che solo i falliti dentro possono fare e ti accorgerai che coloro che soffri come grandi giocatori proprio nelle grandi occasioni spesso non lo sono. D’altronde chi smania di mostrare magliette derisorie, da troppo tempo obbligato a nascondere, forse avrebbe fatto più carriera da indossatore che come giocatore di derby e di finali, entrambi persi in quantità da record, da record mondiale ovviamente.
 
     Noi siamo come spesso in questi anni la squadra cenerentola, e di questo non ringrazieremmo mai abbastanza il nostro presidente, ma questa squadra cenerentola, per un beffardo scherzo del destino, beffardo e tragico per  altri, è riuscita a darci delle soddisfazioni malgrado questo metodico tentativo di non rafforzarla mai. E allora fai in modo che i nostri giocatori giochino con l’umiltà di coloro che sono ultimi ma che non hanno paura di chi oggi è più bravo di loro. Gli altri sono così bravi, ma anche così coatti dentro, che il derby, ogni derby, ogni finale, l’hanno vinta ancor prima di giocarla come ogni ridicolo Rugantino che si rispetti. E si sa poi come vanno spesso queste cose in campo, e magari quelli con l’handicap, quelli con le mani legate e non solo, quelli che nei momenti importanti aspettando il salto di qualità hanno visto al contrario l’indebolimento della squadra, giocheranno per fare l’impresa.
 
     Per questo bene hai fatto a scusarti per la battuta non da laziale in cui ti auguravi qualche problema fisico per i giocatori della Romea. Per il resto che dire. La paura di tre derby, coscientemente o meno, ti ha portato a eliminare il problema alla radice, e  io domenica sera spero di avere ancor più forte il rimpianto per quei due derby negati e di riuscire a perdonarti.
 
                                                                      Decimo
 
 
 

 

03 febbraio 2014

(5)RIASSUNTO DELLE ULTIME PUNTATE: CONTE, REJA, LOTITO, TARE, E I FAVORI FATTI ALLA ROMEA

(5)
02/02/14

 
    Dopo un Conte irriconoscibile che manda in campo una squadra altrettanto irriconoscibile contro la Romea in coppa Italia e che resta quasi in silenzio, pur in presenza di una terna arbitrale che fa errori clamorosi, anche Reja ci mette del suo e contro il Napoli manda in campo le seconde scelte.  Il bello è che il Napoli prima squadra è talmente poca cosa che la Lazio delle riserve ha corso il rischio di vincerla quella partita.

 

    Certo andare ad affrontare tre derby contro la caricatissima Romea apparentemente sarebbe stata un’impresa suicida ma solo il più sciocco dei romatristi o il più pavido dei laziali potevano pensare l’uno di poterla vincere facile e l’altro di poterla perdere facile, facile. Chi sa di psicologia quanto basta riesce a comprendere che in quel record di finali perse (14) c’è del metodo. La Romea è una squadra con lo spirito coatto, quello dei medaglioni “campioni d’Europa , dello scudetto sulle bandiere, della scritta io c’ero sulle sciarpe, prima di averle giocate quelle benedette finali. Ed il derby con la coppa in palio lo hanno perso loro che fino a quel momento andavano come un treno mentre la Lazio stava sotto a un treno, perchè per loro una partita importante è la partita della vita e  le partite della vita non le vincono quasi mai.

 

     Ma non voglio più parlare di coppa mancata o di coppa acchitto o di coppa inciucio, certo devo riconoscere che qualcuno è stato molto, molto fortunato. Un conto è indebolire la Lazio e vendere Hernanes quando la Lazio non ha più obbiettivi, altro sarebbe stato venderlo con la vittoria sul Napoli e con tre derby  (due di coppa Italia) da disputare. Certo conoscendo Lotito sarebbe stato sempre possibile ma dovete convenire che sarebbe stato più duro da far ingoiare ai tifosi. Vorrei essere nella testa di Reja per capire se la scelta di mettere in campo la squadra b sia stata solo farina del suo sacco, il suo avere la Roma come bestia nera o  altro.

 

    Comunque  i romatristi più avvertiti avranno tirato un sospiro di sollievo la grande Romea poteva di certo vincere i tre derby consecutivi   a spasso e tutto sarebbe rientrato nella normalità, Ma perderli, e poteva starci, dopo aver perso il derby con la coppa in palio avrebbe significato sfasciare il giocattolo. E allora, Romea? Ah si. Prego, la Romea si accomodi. La latta è stellata.

 

                                                                      Decimo

 

 

           

01 febbraio 2014

(4) LE TANTE COPPA ITALIA. DA COPPA PORTA OMBRELLI A COPPA SERIA, DA STELLA D’ARGENTO A COPPA INCIUCIO?

(4)
30/01/14

 

 

     Non c’è a Roma una coppa più amata, odiata, ripudiata, desiderata, della coppa Italia. Laziali e romanisti pronti ad esaltarla o sminuirla o seconda di chi la vince. La Lazio ne ha vinte sei, la Roma 9 e, grazie ad alcuni fattori contingenti di cui parleremo dopo, riuscirà probabilmente a mettersi sul petto la stella delle 10 coppe vinte, ma probabilmente non solo per la bravura della propria squadra.

 

     Da laziale cercherò di analizzare le tante coppe Italia. E’ stata certamente una coppa porta ombrelli snobbata spesso e volentieri dalle grandi squadre. Una coppa di riparazione di cui spesso non hanno usufruito neanche gli undicesimi in campionato. La prima a vincerla fu il Vado ligure nel 1922, ad oggi le coppe assegnate sono state 67.

 

    Nel 1958, dopo una sospensione che durava dal 1943, riparte la coppa Italia e vince la Lazio  che se non vado errato in campionato finisce dodicesima ex equo con altre 5, terzultima a 30 punti (a retrocedere sono Atalanta e Verona). La Lazio porta per prima la “coppa porta ombrelli” a Roma dopo aver incontrato nell’ordine Palermo (vittoria e pareggio), Napoli (due vittorie), la Roma (vittoria e pareggio), e con una sola partita il Marzotto, la Juve, e la Fiorentina in finale. Nel 1963/64 la “porta ombrelli” viene vinta per la prima volta dalla Roma anche lei dodicesima in campionato con 29 punti e senza nessun derby, incontrando nell’ordine, in partite secche, Potenza, Napoli, Foggia, Fiorentina e Torino in finale. Fino al 1988 la coppa Italia è certamente un torneo minore, dal 1988, con l’introduzione della partita di supercoppa italiana tra la vincitrice dello scudetto e la vincitrice della coppa Italia, e con il sostegno della televisione, la coppa diventa certamente un trofeo ambito.

 

     Per ritornare alla Lazio e alla Roma prima del 1988 vincono rispettivamente una e sei coppe porta ombrelli. Dopo il 1988, la Lazio vince cinque coppa Italia e tre supercoppe italiane. La Roma vince solo tre coppa Italia e due supercoppe. Dalla coppa porta ombrelli alla coppa seria ne è passato di tempo e qualcuno vorrebbe tornare ai bei tempi, quando la coppa era solo una coppa porta ombrelli, perchè si accorge, con terrore,  che la sua squadra ha perso  uno dei pochi derby che contano in 86 anni di storia della loro squadra, e l’unico con una coppa (e seria) in palio.

 

     Ma io questi signori già me l’immagino a pavoneggiarsi con la stella delle 10 coppe vinte che solo allora tornerà ad essere una coppa più che importante. C’era una possibilità che una squadra, attualmente per gioco sicuramente inferiore alla Roma, potesse intralciarle il cammino. La Roma ha sempre un problema quando gioca finali o comunque partite sentite. La classe di alcuni suoi giocatori, indiscutibile, svanisce e ritorna il tifoso, se non addirittura il “coatto” dentro, e quando si gioca una partita pensandola della vita spesso e volentieri la si perde. Bene un allenatore consigliato forse da qualcuno (aspetto solo la chiusura del calcio mercato per portare a termine un ragionamento che potrebbe avere del clamoroso) ha pensato bene che la Lazio non dovesse giocare al meglio per l’unico obiettivo che era rimasto alla sua portata e a Napoli ha fatto giocare i ragazzini contro un avversario presentatosi con gli uomini migliori e malgrado tutto ha corso il “rischio” di vincere. Ora il Napoli e poi la Fiorentina o l’Udinese non sembrano attrezzate a fermare la Roma, né con le armi del gioco, né con quelle della psicologia “dell’oddio è la partita della vita”.

 

     Ma Reja non è il solo allenatore ad aver “facilitato” il glorioso cammino della Roma. Vi ricordate Conte, si proprio quello che allenava la Juve, quello cha aveva dato una lezione di strategia all’incauti romanisti partiti lancia in resta qualche settimana fa a Torino. Bene quella era una delle tante partite di campionato e per questo era possibile perderla e poi recuperare la sconfitta. Ma una partita di coppa Italia secca non può essere recuperata in alcun modo, per aggiunta quando te e la tua avversaria siete a 9 coppe vinte e chi vince probabilmente ha il 95% di possibilità di vincere anche la decima e fregiarsi della stelletta.  Il Conte che non mollava l’osso su nulla stavolta molla tutto ancor prima di giocare o forse è stato solo un supponente che non ha capito nulla di quella partita? Chiedetelo ai tifosi juventini.

 

    Con le riserve in campo la Juve riesce a perdere palloni a centrocampo sbagliando in maniera clamorosa passaggi facilissimi. Ma c’è di più. Il Conte che urlava sempre come un ossesso per un semplice fallo laterale invertito a centrocampo stavolta è silente su tutto. Viene fatta arbitrare la partita a Tagliavento  e accadono cose in successione che in altre occasioni avrebbero visto il finimondo da parte di Conte, stavolta stranamente taciturno. Un’espulsione da ultimo uomo tramutata in una banale ammonizione, un gol valido annullato e forse un fuorigioco nel gol della Roma. Una domandina a Conte. Una vera e propria finale di coppa si gioca in silenzio e con le seconde linee? Dopo la coppa portaombrelli la coppa inciucio? Le scelte o semplicemente gli sbagli di Conte sono stati un clamoroso regalo alla Roma che la possono rilanciare anche in campionato. Conte si era stufato di vincere?

 

                                                                      Decimo

 

1º titolo