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13 dicembre 2014

(41) QUESTI LE PARTITE LE VINCONO SOLO A TAVOLINO … ROMA – MANCHESTER 0 - 2

(41)
13/12/14



Avete visto i Romei? Questi le partite riescono sempre a vincerle prima. Stadio pieno, turno superato, poi per fortuna che sul campo non ci pensano più …, dopo tante vittorie … a tavolino.

In quattro mesi sono riusciti quasi a vincere la Champions e l’Europa league. E’ record!!!

 
Decimo



Ps. Cercasi 898 “ragazzi” per far diventare 100 volte più grande il sogno di 9 ragazzi di tanto tempo fa…


28 novembre 2014

(40) DE ROSSI E ROMOLO E REMO

(40)
28/11/14
 
 
Ciascuno è libero di fare quello che gli pare, anche di andare in certi posti, e divertirsi così, e non è certo un brutto divertimento, ma una domanda i tifosi della Romea se la dovrebbero porre. Ma questi nel secondo tempo si sono fermati per essere più gajardi nel “terzo tempo” privato o è solo che le forze “preponderanti”  del CSKA hanno avuto ragione di una squadra diventata timorosa?
 

Resta il fatto che andar a “putain” con la felpa della Romea non mi sembra il massimo, e non perché: “ A Romea è ‘na bandiera, nu ‘a devono offenne”, ma per altro, per portarvi appresso il simbolo (rubato) di Roma vera, i gemelli d’Albalonga (romeo come stamo a geografia?) e la lupa, in quel freddo cane e per soddisfare chi, n’ucellino, ino, ino, corropolese? Belli nun se fa, ma portatece er lupetto marsicano...

 

                                                                   Decimo

 

 

22 novembre 2014

(39) LAZIO JUVENTUS. CHE PER GLI ALTRI SIA SOLO UN’ILLUSIONIE CHE DURI NEANCHE GIORNO.

(39)
22/11/14


Questo è un post di inizio anno ma è un post laziale che va sempre bene quando molti solo pittati di blu sproloquiano su cosa sarebbe giusto fare.

     Lazio Inter di qualche anno fa, con lo striscione OH NOO! è una partita di cui i veri laziali, quelli che non si sono scordati del perché la Società podistica Lazio esiste, si vergogneranno sempre. La società che si vanta di essere nata per ricordare ed onorare lo sport che affratella ed unisce i popoli, con il richiamarsi alle antiche olimpiadi e soprattutto alla loro versione moderna, non può fare proprio un  comportamento, un modo di vita dei propri nemici, perché questo loro fecero a noi tanto tempo fa, come si comprende dalla foto.

 
 
 
PARLANO ... PARLANO ... E POI PARLANO ...
1972/1973 Juventini e romanisti festeggiano sul prato dell'Olimpico la vittoria della Juve che così vince lo scudetto ai danni dell Lazio

 

     Noi non siamo nati per fondare un’altra squadretta nazionalprovinciale come la stragrande maggioranza delle squadra di calcio attuali, con le loro meschinità, con il loro provincialismo, con le loro finte e traballanti alleanze, con il loro favorire qualcuno a danno di altri perché incapaci di vivere storie sportive in prima persona. Falliti che gioiscono per la vittoria di qualcuno a danno del proprio nemico. Il laziale vero non scopa con il cazzo degli altri”, perdonatemi l’orribile espressione, perché da impotente è incapace di farlo con il proprio. Perché essere laziale è una scelta di vita, un modo di essere, e solo i falliti godono della sconfitta del proprio nemico per mano d’altri.

 
     Purtroppo con l’introduzione della radio laziali si è sempre più concesso ai più casinari, ai romanisti dentro, nati laziali per sbaglio, di potersi esprimere a loro modo, con le loro intolleranze alle regole dello sport, e far spesso vincere le loro discutibilissime argomentazioni. Volere la sconfitta della propria squadra per non far vincere il mortale nemico è l’unica vittoria possibile per i falliti. Quello che purtroppo non si è voluto comprendere è che se noi ci comportiamo come i romatristi poi diventiamo come loro. In quel momento di follia collettiva, con le radio laziali a far da megafono ai più antilaziali dei comportamenti, ci trovammo in molti ad essere contenti del vantaggio dell’Inter, ma solo gli imbecilli riescono a reiterare gli errori non comprendendoli.
 

     Per questo ringrazio il professore, che con la sua voce stentorea si faceva, e spero si faccia sentire, da tutti nella parte alta della tribuna Tevere. Quando in molti, in troppi gioirono al gol dell’Inter lui si voltò, fulminandoci con gli occhi, in assoluto silenzio, per esprimere tutta la sua totale disapprovazione, dandoci una lezione di lazialità, di vita, che forse come professore non aveva fatto mai neanche ai suoi studenti. Ne sono passati di anni e la mia lazialità, allora genericamente sportiva ed olimpica, ne ha fatto di strada, e sono riuscito giorno dopo giorno ad andare sempre più in profondità di questa storia che vide nove ragazzi di Roma andare controcorrente in un’epoca di nazionalismi assassini e richiamarsi a quegli ideali olimpici che solo i tanti, i troppi falliti dentro, non possono comprendere.

 
     Per un laziale vero una partita di calcio non sarà mai la partita della vita, ed una sconfitta un’Hiroshima che  cancella “86 anni” di storia come fortunatamente ci è stato concesso di sentire nel dopo derby di coppa dal radiofonico romatriste di turno. Noi siamo altro e lo sport, non solo il calcio, lo dobbiamo onorare come c’è stato insegnato dai nostri padri e da coloro che ai nostri padri lo insegnarono, ai falliti il pensare che una partita di pallone possa essere tutto, ma costoro non saranno mai laziali dentro, al massimo “laziali fora”.

 
     Tutto questo, meglio tutto questa palla, per dire che stasera spero proprio che la mia squadra sappia dare, contro la Juve, una lezione di sportività a coloro che la sportività non la comprenderanno mai, auspicando che l’illusione dei romei duri solo un giorno e con il Verona si sveglino dal sogno.

 

                                                                Decimo   

 

 

Ps. Per inciso Lazio Inter non fu poi tanto decisiva, considerando che loro erano l’Inter stellare di Mourinho e noi quartultimi, e poi i romei ce la misero tutta  a perdere lo scudetto con il Livorno e la Sampdoria.

13 novembre 2014

(38) STADIO AUMMA AUMMA E STADIO PUSSA VIA!

(38)
13/11/14



Questa è una storia di figli e di figliastri e di come la vede un laziale. Che ci sia un progetto grande Roma, che sia fatto anche di episodi clamorosi che vedono in prima fila la stampa romana,  è sotto gli occhi di chi vuol vedere e io ne ho scritto in diversi post su questo sito. La volontà di dare ad una squadra di ex pecorai, con il loro degno simbolo, il lupetto marsicano, l’emblema del comune di Roma, in cui ci sono raffigurati i due più famosi laziali della leggenda di come sia nata Roma, e la stessa lupa che li salvò, è un ignominia che ha molti padri e molti complici interessati o meno (o solamente sciocchi) che non hanno compreso. Qualche conduttore laziale, ma anche qualche suo presidente hanno capito bene cosa è accaduto grazie al loro non comprendere? Resta che li è nato il progetto della grande Roma, rappresentata dalla sua città e dalla squadra che ne porta il nome. A cascata è seguito tutto il resto.

 Quando la ss Lazio era la “squadra più forte del mondo” (così ci definì sir Alex Ferguson nel vomitevole silenzio di tutta la stampa romana) il suo presidente chiese di poter fare lo stadio alla Bufalotta. Allora la Romea non aveva disponibilità economiche per poterlo fare e il progetto della Lazio fu rifiutato tra mille pretesti. Quello che fatto dalla Lazio sarebbe stato speculazione fu fatto da altri sotto silenzio neanche tanto tempo dopo.

Passa qualche anno e diventa presidente della Lazio Lotito, Sempre in questo blog ho scritto, con tutto l’amore e l’odio possibile, di questo discutibilissimo presidente ma sul suo pallino fisso di far costruire lo stadio della Lazio sui terreni alluvionali posseduti dalla sua famiglia di acquisizione, i Mezzaroma, devo scrivere qualcosa di nuovo.

Sono laziale, e quindi obbligato a non essere tifoso sfegatato di ogni impresentabile progetto, e i progetti di Romea e Lazio di costruire con la scusa dello stadio interi quartieri non li ritengo assolutamente giusti. Roma sembra abbia oltre 100 mila appartamenti sfitti circa e non c’è bisogno di altro cemento. Ma a parte questo come non vedere il diverso trattamento delle autorità romane nei confronti delle due squadre? Non mi sembra che non ci siano problemi con il Tevere sui terreni che la Roma ha scelto per costruire lo stadio, mentre ce ne sono stati tantissimi per non costruire lo stadio della Lazio sui terreni della Tiberina che saranno pure alluvionali ma in un pianeta in cui gli umani riescono a strappare terre al mare, come in Olanda, o terre al Tevere come nell’area di Tor di valle, visto che il Tevere è a circa 50 metri, 
 


 


 li non si riescono ad escogitare opere idrauliche altrettanto valide? Resta il fatto che questa attenzione verso tutto ciò che è Romea ha avuto la sua plastica raffigurazione nel sindaco Marino che è corso a New York per siglare l’accordo con la Romea per lo stadio e quartiere a seguito.

 
Ovviamente Lotito ha già detto che aspetterà l’evolversi della situazione  per rivendicare gli stessi diritti della Romea. Che poi stessi non saranno mai visto che alla sua società lo stadio, e il quartiere speculativo al seguito, è stato negato da anni.

 

                                                                        Decimo

 

 

 

 

 

09 novembre 2014

(37) SO’ TORNATI L’AMERICANI!

(36)
08/11/14

 

L’americo Pallotta risproloquia. Sogna una partita al Colosseo e sempre lo scudetto. A Decimo ma nun avemo scritto gnente sull’americoni della Romea? Si??? E allora aritrova e vai….
 

Ps. Americoni non è uno sbaglio è il connubio tra americani e Nando Meliconi che ritorna. Allora faceva Tarzan mò che s’accontenta de tutto, fa solo er Romeo.



13.11.2012


SO’ TORNATI L’AMERICANI!


Ve l’aricordate de quanno, ‘n par de anni fa, so’ tornati l’americani

pe’ comprasse la famosa squadra de li buro pellegrini?

A forza de sentì da l’antenati loro ‘a storia, in ‘gni sarsa  ariccontata,

de come, dall’omo nero, Roma eterna avevano sarvata,

i nipotini s’ereno messi in testa che a’ prima occasione 

se sarebbero comprati er Colosseo, insieme a ‘n granne squadrone.


Ma nun capenno ‘n cazzo de  storia, detto papale papale,
n’hanno compreso  che Roma fu  fonnata da Romolo er  laziale,
e se so’così aritrovati a comprà ‘na  squadra che se spaccia pe’ romana
ma è stata approggettata ne la sperduta  landa marsicana,
fija de quer regime finto marziale,
che ’i nonni loro avevano sdrumato gnente male.


Così quanno j’hanno proposto ‘a Romea creata da ‘i neri pellegrini in orbace,

 je sembrava d’avè toccato er cielo co’ ‘e dita, d’ave riacceso er foco co’ ‘a brace.

“Finarmente!  Ora come l’antenati nostri a Roma s’aritroveremo,

 ‘n trionfo  su l’orme de Romolo e  der fratello  Remo”.


Ma ‘n par de ciufoli! Sarete ar contrario aricordati, e  puro in coro,

come chi s’è comprato ‘na squadra de romei fonnata da Italo er Fosco, fascio buro e puro,

facenno arivortà nella tomba,  e nun potrebbe esse artrimenti,

‘i nonni vostri che  pè a città eterna hanno combattuto e sopportato patimenti.


 In conclusione questa è a fine che fanno l’omini che nun vargono ‘na tacca,

coreno, soffreno, se illudeno e l’artri j’ammollano, puntuali, ‘na patacca.


                                                              Decimo

  

Riproduzione vietata.


31 ottobre 2014

(36) STORIE DE DERBY. FERRUCCIO E ER MARAMALDO A CIASCUNO IL SUO

(36)
30/10/14

Questa è una poesia, non l’unica, che ho scritto per una grande “benefattore”  della Lazio. Francesco Totti è di certo un campione, cosa che certi finti tifosi laziali, che io definisco “pittati de blù”,  non sanno  e non vogliono riconoscere. Francesco Totti è soprattutto uno che sa essere coach (in romanesco se pronuncia in un altro modo) e che esaltato da un ambiente coach, riesce a dimenticarsi nei derby di essere un grande giocatore per indossare i panni, meglio le magliette con le quali irridere gli avversari. Il suo problema, tra “amo’ oggi che me metto sotto?”,  è che questa sua voglia di perculeggiare è talmente tanta che poi le partite della vita le toppa in discreta quantità (8finali perse, record!) Gli vorrei chiedere che ti eri messo il 26 di maggio, ma sorvoliamo. Post queste due vecchie poesie che per un disguido non erano mai state apparse su questo sito.

 

 

 17 marzo 2011

 

    Scrivi una poesia sul derby, peraltro riuscita, e ti accorgi che coloro cui è rivolta e che accusi di avere comportamenti da Maramaldo non solo la gradiscono ma ci si riconoscono alla grande. Si perchè se accusi un Maramaldo di essere tale, se lo è veramente ne sarà contento. Per questo ho sentito la necessità di una poesia .....di puntualizzazione.... 

 

A CIASCUNO IL SUO

 

'Na prefazione è doverosa.

All'inizio 'sta poesia m'ha mischiate l'idee.

Piaceva a me, ma a loro quasi de più, e me chiedevo:

Ma come, ve chiamo Maramaldi e aridete?

Ma che gioco strano è questo?

Strano? È er gioco de 'a vita.

Avete visto mai 'a pupù?

E che s'offenne se 'a chiamate pe' nome?

Contenta, cerca solo de puzza 'n po' de più.

 

STORIE DE DERBY. FERRUCCIO E ER MARAMALDO

 

Te l'ha ricordi Francè de quann'eri piccolino

e la maestra de scola, che chiamavi “alimentare”,

t'arriccontava 'a storia de Ferruccio er capitano,

ammazzato dar Maramaldo, vijacco  e assassino?

 

A storia, 'o studio, non t'hanno mai attizzato

ma quer ricconto t'ha in pratica  segnato.

Volevi diventà come Ferruccio, er capitano

e sempre contro ar Maramaldo,  appunto l'assassino.

 

Ma 'e cattive compagnie c'hai frequentato

quer bravo regazzo ch'eri l'hanno proprio aruvinato.

Te l'aveva detto mamma tua, leggi Pinocchio

dove a evità brutti ceffi 'mpari i''n batter d'occhio.

 

Tutta la vita a corre appresso ar sogno de bambino

de diventà come er Ferruccio de Firenze, un granne capitano

e poi 'e cattive compagnie,c'ho sai come va,

spesso te fanno fa er contrario de quello che volevi fa.

 

E così t'aritrovi a festeggià co' na maja su petto

l'aripurga a chi t'aveva dato quattro lezioni in fila de carcetto.

T'hanno trovato a affogà de sputi 'n poro danesino

e a corre appresso a l'avversari come un vecchio malandrino.

 

'Gni du minuti chiedi all'arbitro n'espursione

perchè l'avversario tuo t'ha guardato storto  prima d’ogni azione

Poi hai cercato, come ai tempi belli,

de' spezzà 'e gambe puro a Balotelli.

 

Ma er patratrack, er granne botto

sei riuscito a fallo solo co' l'urtimo derby quaresimotto.

Te ripeto, tutta 'na vita hai studiato pe' diventà er granne capitano

e poi t'aritrovi a segnà a  'n portierino,

co' 'a faccia verde pe' er  laser truffaldino.

 

M'aripeto ancora. Tutta 'na vita caro Franceschino

hai corso appresso ar sogno der granne capitano

e invece co' 'sto derby sarai aricordato

come er Maramaldo vijacco che ha segnato du' gol a un cojone  sapennolo accecato.

 

                                      Decimo

 

 


 

 

Riproduzione vietata

29 ottobre 2014

(35) ER SENSO D'A VITA

(35)
29/10/14
 
Quello che è successo a Cristian e a suo padre mi porta a delle considerazioni. Ognuno ha sue spiegazioni per queste tragedie che ci lasciano sgomenti. Le diamo con la nostra cultura, con il nostro vissuto. Confermo in pieno quanto scritto di getto. Questo per  me è l’ulteriore conferma della non esistenza di Dio. La nostra esistenza, malgrado  tanti cantori ce la descrivano come una cosa sempre meravigliosa, alla baci perugina, è sempre legata alla casualità. Svolti l’angolo e ti può succedere di tutto e il suo esatto contrario. La vita ti può anche offrire regali  meravigliosi spesso confezionati  con carta “tutta spine”.  
 
 
01/04/14
 
 
 Questa non è solo una poesia, è una filosofia di vita, mia madre ne ha riso.
 
 
 
 
 
 
 
ER SENSO D’A VITA
 
A dillo forse se fa’ peccato
visto che  quarche sfizio m’o so’ puro levato,
eppure ‘sta  preghierina, ‘n sacco amara,
‘gni tanto me sorte fora, para para.
 
Oh mammina  mia bella, e puro bendetta,
ma quer giorno nun bastava faje solo‘na pugnetta?
Nu’ ‘o dico da puritano, che io n‘i posso sopportà,
ma se  quer giorno facevi  solo ‘na passeggiata co’ papà?
 
Questo è er senso d’a vita che si sei svejo a capì ‘e cose
T’accorgi presto che so più ‘i dolori che ‘e rose.
Eppure c’è gente, e sotto a chi tocca,
che l’impicci s’i crea cor sorriso ‘n bocca.
 
Certo n’artro fratè avrebbe preso tutto er cucuzzaro,
ma io nun me sarei mai fatto pe’ questo er sangue amaro.
Quello tutto felice de avello preso ‘n quer posto là,
io ner purgatorio o all’inferno, o ner nulla, festeggiavo puro là.
 
                             il sommo vater
 
 
Nelle storie da Lazio     (35)
 
 
riproduzione vietata
                        
 
 
 
 
 

27 ottobre 2014

(34) CIAO MEZZO SOLDO DE CACIO


(34)
27/10/14

 
 
M’avevano detto che te vedi stasera, Don Matteo? “Si a noi ce tocca, ma state attenti voi de non vedè oggi le comiche. Attenti a Stanlio e Olio”. Poco dopo le 23, dopo aver vista la “strada dritta”, vado a vedere televideo e caccio un urlo di gioia, Valè,  7 a 1!  Valè 7 a 1! Con lui incredulo che alza la testa dai libri per andare a vedere televideo. Lui doveva studiare ma io non potevo stare fermo senza andare a farmi una birra al pub. Arrivo, e non comprendo al volo che un pub laziale può ospitare romanisti afferpati e frastornati, ma Sandrone mi saluta quasi dentro la macchina e via, che deve succedere, na’ bira e a casa, contento. Poi sento di quello che è successo, di quello che ti è successo, che nella stessa ora in cui ero felice per la vostra sconfitta una macchina infame come il destino aveva deciso di ghermire la tua vita di  mezzo soldo di cacio che al massimo da grande sarebbe diventato un soldo di cacio intero come papà e la mia felicità se ne è volata via con te. Spero che tuo padre non abbia mai potuto capire che mezzo soldo era già volato via.
 
 
Tu non mi conoscevi e non avrai possibilità di farlo ma ti giuro se fosse stato utile per la tua vita avrei voluto che il  7 a 1 l’aveste fatto voi. Avrei voluto sapervi così felici da allontanare quei minuti che vi avvicinavano alla morte. Avresti pregato tuo padre di festeggiare allo stadio ancora un po’. Ci sarebbe stato tempo di prenderti in giro, di vederti crescere da sordo de cacio, tanto così piccolo era come se la tua stessa vita fosse stata segnata, non saresti mai potuto diventare lo strafottente, violento e cretino, per cui una partita di calcio è questione di vita o di morte. Tu avresti potuto usà solo la lingua, da romano, beh non s’allargamo da romeo dentraemura, e io co’ quella  t’avrei risposto e se me capitava te c’avrei  incartato o me sarei fatto incartà.
 
La storia tua, di mezzo sordo di cacio figlio di un sordo di cacio intero, è per me la  prova del nove che nun esiste nulla dopo, ma se dovesse esistere prima de famme buttà all’inferno j’armo un casino tale, pe’ tutti i mezzi sordi de cacio che nun dovevano morì, che nimmanco te l’immagini.
 
Decimo
 
 
 

26 settembre 2014

(33) BRAVI CI SIETE RIUSCITI.

(33)
14/09/14

 

               
 

Era la più bella storia di come sia nata una società sportiva, andando controcorrente contro il nazionalismo violento dominante all’epoca, richiamandosi allo sport olimpico universale, allo sport che affratella i popoli. Per questo era la società dei ribelli. Era la società degli eguali perché il suo primo presidente mai si volle firmare come tale definendo i laziali tutti eguali tra loro È ormai finita. Non ha retto ai romei solo pittati de blu, che con il loro anacronismo politico hanno demolito poco per volta quel grandioso sogno. Oggi i venditori di magliette saranno di nuovo sugli spalti, a vender completini e a urlare il loro “razzismo goliardico”. Ma non saranno i soli nella curva che doveva essere della squadra nata per lo sport che affratella i popoli. Fosse stato solo per loro la Lazio poteva anche sopravvivere, ma gli altri tifosi sono stati pronti a pietire il drago, che teneva prigioniero il loro amore, di fargli una squadra competitiva. Troppo per un laziale che sia degno di chiamarsi  tale. Mancano pochi minuti al calcio d’inizio. Oggi in campo gioca la Lotitiana e sugli spalti ci sono i lotitiani, anche quelli che fanno finta di essere altro. Salutatemi la Ferilli, si quella che esultava insieme a Claudio al derby vinto dalla Roma, pochi per la verità nell’epoca di Francesco a cui per questo sarò sempre grato.

 

                                                   Decimo