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29/05/2014
In
nessun parte del pianeta un presidente inviso alla stragrande maggioranza dei
tifosi sarebbe rimasto con uno stadio semivuoto, stadio che poi si riempie
all’inverosimile per ricordare uno scudetto di 40 anni fa, festa alla quale lui
non è stato neanche invitato, ospite indesiderato, e dove un altro ex
presidente viene al contrario acclamato come l’unico presidente. Chiunque
avrebbe detto: “Metto in vendita la squadra”, e via. Lui no, testardo, ora
cerca l’affetto e la comprensione dei tifosi della Lazio, per andare avanti
insieme. Oggi colui che ha sempre detto
no ai suoi tifosi, che ha fatto della Lazio comunicazione una struttura dove la
principale occupazione sembra sia stata
quella di non stare mai ad ascoltare i laziali, qualunque cosa dicessero e
qualunque cosa accadesse, vuole l’affetto dei suoi tifosi.
Dove
erano lui e la sua comunicazione Lazio quando un centinaio di violenti hanno
attaccato i pacifici tifosi della sua squadra? Dove erano quando fu chiaro che
c’era stato un clamoroso, assurdo, vergognoso complice silenzio da parte di
tutti i quotidiani cittadini. Dove era Lotito mentre i laziali tempestavano di
telefonate anche la sua radio e la sua comunicazione. Avrebbe potuto essere una
batosta per gli altri da cui difficilmente si sarebbero potuti risollevare, uno
scandalo di dimensioni planetarie ed invece un complice silenzio. Definitelo
voi questo comportamento se ne avete voglia. Dove era la Lazio comunicazione
quando Sir Alex Ferguson in una conferenza stampa affermò di avere dei
rimpianti per aver perso una supercoppa europea contro la Lazio, da lui
definita la squadra più forte al mondo all’epoca.
Dove era
la Lazio comunicazione quando suoi sedicenti tifosi si fecero squalificare il
campo per razzismo? Pensate che una squadra con un passato così eccezionale
possa cavarsela con una maglietta in campo contro il razzismo? Chi impedisce di
parlare della storia Lazio anche alla sua comunicazione? Chi non la fa andare
oltre il doveroso e ridicolo compitino rappresentato da una maglietta contro il
razzismo e niente più? Chi ne ha banalizzato la storia dichiarando che la Lazio
ha i colori della Madonna? Dove era la Lazio e la sua comunicazione quando con
il silenzio Uefa sono stati rastrellati quasi 200 tifosi laziali a Varsavia
colpevoli solo di essere tifosi italiani? Una Lazio B, che più B non si può, viene messa
in campo contro il Napoli in coppa Italia e quasi vince. Per chi faceva il tifo
Lotito visto che se la Lazio avesse vinto si sarebbe scontrata in tre
derby con la Roma in 10 giorni, sapendo
che lui le stava vendendo Hernanes? E poi, per prendere in giro chi vuole
essere preso in giro, dichiara che contro la Roma in coppa avrebbe fatto il
tifo per il Napoli, ma ci crede tutti scemi?
Ora il
presidente che ha fatto della Lazio una
società economicamente dimessa, che si è permesso di buttare decine e decine di
milioni di euro fuori dalla finestra per lo sponsor costantemente rifiutato e
per una litigiosità assurda che ha fatto scappare a costo zero anche giocatori pagati
decine di milioni di euro, vuole l’affetto dei laziali? In questi anni è
evidente che c’è stato, c’è, un progetto “Grande Roma” che per riuscire deve passare anche per un
forte ridimensionamento della Lazio e questo signore fa finta di riscoprire la
lazialità ed intitola una accademy a colui che lui stesso ha pesantemente
allontanato in vita dalla Lazio. I laziali veri non sanno che farsene delle sue
aperture e delle sue scenografie furbette per catturare gli sciocchi. A noi non
servono aquile simboliche o altri
simboli usati da un signore che la lazialità l’ha calpestata da sempre. Ora “apre”
ai laziali e ci sono conduttori radiofonici, con codazzo di pseudo tifosi al
seguito, pronti a dargli credito per continuare a vendere gli uni pubblicità
mascherata da programmi laziali, e gli altri per riempire la loro altrimenti
inutile vita di tifosi.
Dei
razzisti me ne ero fatto una ragione, i laziali sono altra cosa, dicevo, poi ti
accorgi che c’è gente casualmente della Lazio, che pietisce partite domenicali
come farebbe qualsiasi tifoso di qualsiasi squadra peperonista e arrivi a comprendere che
con la squadra di Lotito e molti dei suoi tifosi, che di laziale non hanno
nulla, tu che laziale lo sarai a vita, cosa hai da spartire? C’è da dire che pur vendendo la Lazio il
problema di questi tifosi resterebbe e se la nuova gestione non prendesse
provvedimenti “rieducativi” ci ritroveremo con questi che in quanto ad
intelligenza somigliano ben altro che a dei laziali. Incomincio a pensare che
le uniche strade siano due: o la Lazio Rugby /Lazio pallanuoto per esempio o
farla noi un’altra squadra, magari
ripartendo dai dilettanti. Se la storia della Lazio è già di suo una delle più
belle storie al mondo la sua rifondazione la farebbe l’esempio mondiale di come
chi si contrappone ai tifosi di una squadra con una storia stupenda sia
destinato a uscirne sconfitto e ad averne una clamorosa lezione in sportività,
in onore e anche in economia.
Tutto
qui? Già non sarebbe poco ma c’è dell’altro. Per una sorta di maledetto
imprinting visivo molti signori che non c’entrano nulla con la lazialità, ne
sono diventati tifosi per essere stati a contatto con ambienti laziali e molti
laziali dentro sono diventati altro proprio per fuggire da certi incresciosi personaggi
e comportamenti. Una nuova squadra a Roma sarebbe la più eccezionale occasione
di cambiare un modo di fare calcio e tifo, di fare sport, tornando proprio alle
nostre origini. A quello sport che sa rispettare gli avversari e che sappia
dare il giusto peso a una partita di calcio e che non la trasformi in una
ridicola guerra, come soli i falliti nella vita sanno fare. Avremmo così
un’enorme doppia chanche. Avere come obiettivo quello di ritornare un giorno
nella nostra casa e di ritornarci con i laziali dentro, tornati anch’essi da
mondi lontani. Quanto ci vorrà per poter diventare la prima società al mondo
per tifosi se questo sogno diventasse realtà? Saprei come fare e con poca spesa
e non c’è nessuno sforzo a raccontare non una bella storia, ma la storia. È
un’idea visionaria, ma sono solo le idee visionarie che cambiano il mondo,
quando hanno successo.
Decimo