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28 novembre 2014

(40) DE ROSSI E ROMOLO E REMO

(40)
28/11/14
 
 
Ciascuno è libero di fare quello che gli pare, anche di andare in certi posti, e divertirsi così, e non è certo un brutto divertimento, ma una domanda i tifosi della Romea se la dovrebbero porre. Ma questi nel secondo tempo si sono fermati per essere più gajardi nel “terzo tempo” privato o è solo che le forze “preponderanti”  del CSKA hanno avuto ragione di una squadra diventata timorosa?
 

Resta il fatto che andar a “putain” con la felpa della Romea non mi sembra il massimo, e non perché: “ A Romea è ‘na bandiera, nu ‘a devono offenne”, ma per altro, per portarvi appresso il simbolo (rubato) di Roma vera, i gemelli d’Albalonga (romeo come stamo a geografia?) e la lupa, in quel freddo cane e per soddisfare chi, n’ucellino, ino, ino, corropolese? Belli nun se fa, ma portatece er lupetto marsicano...

 

                                                                   Decimo

 

 

22 novembre 2014

(39) LAZIO JUVENTUS. CHE PER GLI ALTRI SIA SOLO UN’ILLUSIONIE CHE DURI NEANCHE GIORNO.

(39)
22/11/14


Questo è un post di inizio anno ma è un post laziale che va sempre bene quando molti solo pittati di blu sproloquiano su cosa sarebbe giusto fare.

     Lazio Inter di qualche anno fa, con lo striscione OH NOO! è una partita di cui i veri laziali, quelli che non si sono scordati del perché la Società podistica Lazio esiste, si vergogneranno sempre. La società che si vanta di essere nata per ricordare ed onorare lo sport che affratella ed unisce i popoli, con il richiamarsi alle antiche olimpiadi e soprattutto alla loro versione moderna, non può fare proprio un  comportamento, un modo di vita dei propri nemici, perché questo loro fecero a noi tanto tempo fa, come si comprende dalla foto.

 
 
 
PARLANO ... PARLANO ... E POI PARLANO ...
1972/1973 Juventini e romanisti festeggiano sul prato dell'Olimpico la vittoria della Juve che così vince lo scudetto ai danni dell Lazio

 

     Noi non siamo nati per fondare un’altra squadretta nazionalprovinciale come la stragrande maggioranza delle squadra di calcio attuali, con le loro meschinità, con il loro provincialismo, con le loro finte e traballanti alleanze, con il loro favorire qualcuno a danno di altri perché incapaci di vivere storie sportive in prima persona. Falliti che gioiscono per la vittoria di qualcuno a danno del proprio nemico. Il laziale vero non scopa con il cazzo degli altri”, perdonatemi l’orribile espressione, perché da impotente è incapace di farlo con il proprio. Perché essere laziale è una scelta di vita, un modo di essere, e solo i falliti godono della sconfitta del proprio nemico per mano d’altri.

 
     Purtroppo con l’introduzione della radio laziali si è sempre più concesso ai più casinari, ai romanisti dentro, nati laziali per sbaglio, di potersi esprimere a loro modo, con le loro intolleranze alle regole dello sport, e far spesso vincere le loro discutibilissime argomentazioni. Volere la sconfitta della propria squadra per non far vincere il mortale nemico è l’unica vittoria possibile per i falliti. Quello che purtroppo non si è voluto comprendere è che se noi ci comportiamo come i romatristi poi diventiamo come loro. In quel momento di follia collettiva, con le radio laziali a far da megafono ai più antilaziali dei comportamenti, ci trovammo in molti ad essere contenti del vantaggio dell’Inter, ma solo gli imbecilli riescono a reiterare gli errori non comprendendoli.
 

     Per questo ringrazio il professore, che con la sua voce stentorea si faceva, e spero si faccia sentire, da tutti nella parte alta della tribuna Tevere. Quando in molti, in troppi gioirono al gol dell’Inter lui si voltò, fulminandoci con gli occhi, in assoluto silenzio, per esprimere tutta la sua totale disapprovazione, dandoci una lezione di lazialità, di vita, che forse come professore non aveva fatto mai neanche ai suoi studenti. Ne sono passati di anni e la mia lazialità, allora genericamente sportiva ed olimpica, ne ha fatto di strada, e sono riuscito giorno dopo giorno ad andare sempre più in profondità di questa storia che vide nove ragazzi di Roma andare controcorrente in un’epoca di nazionalismi assassini e richiamarsi a quegli ideali olimpici che solo i tanti, i troppi falliti dentro, non possono comprendere.

 
     Per un laziale vero una partita di calcio non sarà mai la partita della vita, ed una sconfitta un’Hiroshima che  cancella “86 anni” di storia come fortunatamente ci è stato concesso di sentire nel dopo derby di coppa dal radiofonico romatriste di turno. Noi siamo altro e lo sport, non solo il calcio, lo dobbiamo onorare come c’è stato insegnato dai nostri padri e da coloro che ai nostri padri lo insegnarono, ai falliti il pensare che una partita di pallone possa essere tutto, ma costoro non saranno mai laziali dentro, al massimo “laziali fora”.

 
     Tutto questo, meglio tutto questa palla, per dire che stasera spero proprio che la mia squadra sappia dare, contro la Juve, una lezione di sportività a coloro che la sportività non la comprenderanno mai, auspicando che l’illusione dei romei duri solo un giorno e con il Verona si sveglino dal sogno.

 

                                                                Decimo   

 

 

Ps. Per inciso Lazio Inter non fu poi tanto decisiva, considerando che loro erano l’Inter stellare di Mourinho e noi quartultimi, e poi i romei ce la misero tutta  a perdere lo scudetto con il Livorno e la Sampdoria.

13 novembre 2014

(38) STADIO AUMMA AUMMA E STADIO PUSSA VIA!

(38)
13/11/14



Questa è una storia di figli e di figliastri e di come la vede un laziale. Che ci sia un progetto grande Roma, che sia fatto anche di episodi clamorosi che vedono in prima fila la stampa romana,  è sotto gli occhi di chi vuol vedere e io ne ho scritto in diversi post su questo sito. La volontà di dare ad una squadra di ex pecorai, con il loro degno simbolo, il lupetto marsicano, l’emblema del comune di Roma, in cui ci sono raffigurati i due più famosi laziali della leggenda di come sia nata Roma, e la stessa lupa che li salvò, è un ignominia che ha molti padri e molti complici interessati o meno (o solamente sciocchi) che non hanno compreso. Qualche conduttore laziale, ma anche qualche suo presidente hanno capito bene cosa è accaduto grazie al loro non comprendere? Resta che li è nato il progetto della grande Roma, rappresentata dalla sua città e dalla squadra che ne porta il nome. A cascata è seguito tutto il resto.

 Quando la ss Lazio era la “squadra più forte del mondo” (così ci definì sir Alex Ferguson nel vomitevole silenzio di tutta la stampa romana) il suo presidente chiese di poter fare lo stadio alla Bufalotta. Allora la Romea non aveva disponibilità economiche per poterlo fare e il progetto della Lazio fu rifiutato tra mille pretesti. Quello che fatto dalla Lazio sarebbe stato speculazione fu fatto da altri sotto silenzio neanche tanto tempo dopo.

Passa qualche anno e diventa presidente della Lazio Lotito, Sempre in questo blog ho scritto, con tutto l’amore e l’odio possibile, di questo discutibilissimo presidente ma sul suo pallino fisso di far costruire lo stadio della Lazio sui terreni alluvionali posseduti dalla sua famiglia di acquisizione, i Mezzaroma, devo scrivere qualcosa di nuovo.

Sono laziale, e quindi obbligato a non essere tifoso sfegatato di ogni impresentabile progetto, e i progetti di Romea e Lazio di costruire con la scusa dello stadio interi quartieri non li ritengo assolutamente giusti. Roma sembra abbia oltre 100 mila appartamenti sfitti circa e non c’è bisogno di altro cemento. Ma a parte questo come non vedere il diverso trattamento delle autorità romane nei confronti delle due squadre? Non mi sembra che non ci siano problemi con il Tevere sui terreni che la Roma ha scelto per costruire lo stadio, mentre ce ne sono stati tantissimi per non costruire lo stadio della Lazio sui terreni della Tiberina che saranno pure alluvionali ma in un pianeta in cui gli umani riescono a strappare terre al mare, come in Olanda, o terre al Tevere come nell’area di Tor di valle, visto che il Tevere è a circa 50 metri, 
 


 


 li non si riescono ad escogitare opere idrauliche altrettanto valide? Resta il fatto che questa attenzione verso tutto ciò che è Romea ha avuto la sua plastica raffigurazione nel sindaco Marino che è corso a New York per siglare l’accordo con la Romea per lo stadio e quartiere a seguito.

 
Ovviamente Lotito ha già detto che aspetterà l’evolversi della situazione  per rivendicare gli stessi diritti della Romea. Che poi stessi non saranno mai visto che alla sua società lo stadio, e il quartiere speculativo al seguito, è stato negato da anni.

 

                                                                        Decimo

 

 

 

 

 

09 novembre 2014

(37) SO’ TORNATI L’AMERICANI!

(36)
08/11/14

 

L’americo Pallotta risproloquia. Sogna una partita al Colosseo e sempre lo scudetto. A Decimo ma nun avemo scritto gnente sull’americoni della Romea? Si??? E allora aritrova e vai….
 

Ps. Americoni non è uno sbaglio è il connubio tra americani e Nando Meliconi che ritorna. Allora faceva Tarzan mò che s’accontenta de tutto, fa solo er Romeo.



13.11.2012


SO’ TORNATI L’AMERICANI!


Ve l’aricordate de quanno, ‘n par de anni fa, so’ tornati l’americani

pe’ comprasse la famosa squadra de li buro pellegrini?

A forza de sentì da l’antenati loro ‘a storia, in ‘gni sarsa  ariccontata,

de come, dall’omo nero, Roma eterna avevano sarvata,

i nipotini s’ereno messi in testa che a’ prima occasione 

se sarebbero comprati er Colosseo, insieme a ‘n granne squadrone.


Ma nun capenno ‘n cazzo de  storia, detto papale papale,
n’hanno compreso  che Roma fu  fonnata da Romolo er  laziale,
e se so’così aritrovati a comprà ‘na  squadra che se spaccia pe’ romana
ma è stata approggettata ne la sperduta  landa marsicana,
fija de quer regime finto marziale,
che ’i nonni loro avevano sdrumato gnente male.


Così quanno j’hanno proposto ‘a Romea creata da ‘i neri pellegrini in orbace,

 je sembrava d’avè toccato er cielo co’ ‘e dita, d’ave riacceso er foco co’ ‘a brace.

“Finarmente!  Ora come l’antenati nostri a Roma s’aritroveremo,

 ‘n trionfo  su l’orme de Romolo e  der fratello  Remo”.


Ma ‘n par de ciufoli! Sarete ar contrario aricordati, e  puro in coro,

come chi s’è comprato ‘na squadra de romei fonnata da Italo er Fosco, fascio buro e puro,

facenno arivortà nella tomba,  e nun potrebbe esse artrimenti,

‘i nonni vostri che  pè a città eterna hanno combattuto e sopportato patimenti.


 In conclusione questa è a fine che fanno l’omini che nun vargono ‘na tacca,

coreno, soffreno, se illudeno e l’artri j’ammollano, puntuali, ‘na patacca.


                                                              Decimo

  

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