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28/06/2013
Solo i
cretini non cambiano mai parere e alcune cose da me dette su Lotito debbono
essere cambiate alla luce degli ultimi avvenimenti. Iniziamo.
Nel post del giorno precedente al derby di
coppa (Derby di Tim Cup, un derby da storie da Lazio) definivo
quel derby una storia da Lazio visto che la nostra società era stata data, da
signori che avevano note simpatie per la squadra dei corropolesi (leggi
Andreotti e Storace), al cognato di Mezzaroma, la cui famiglia era stata
proprietaria, in coabitazione con i Sensi, della Romea. Fu così che il fino ad
allora sconosciuto Claudio Lotito diventa presidente della società sportiva
Lazio. Appena insediato, grazie ai tifosi raggiunge un accordo con l’Agenzia
delle entrate per spalmare il debito che la società aveva con l’erario e inizia
a fare pressioni per far costruire lo stadio della società sui terreni che la
famiglia dei Mezzaroma possiede sulla via Tiberina. Diciamo che è una delle non
poche sinergie che ogni tanto emergono tra il presidente della Lazio e la sua
famiglia acquisita, con la quale condivide tra l’altro la proprietà della
Salernitana.
Dunque
Lotito entra in possesso dell’oggetto del nostro amore grazie a tutta una serie
di personaggi istituzionali peperones e chiedendo
probabilmente il parere sull’affare ai Mezzaroma,
visto che nel calcio, a differenza sua, c’erano già stati e certo ne sapevano
di più di lui. Da lì i sarcasmi di molti peperones sul Lotito romanista alla
guida della Lazio. C’è chi spergiura sul Lotito giallorosso e chi al contrario
sul Lotito biancoceleste. Girano su youtube filmati in cui si trova in mezzo a
tifosi peperones esultanti per un gol segnato ad un derby ma ad onor del vero
lui non sta festeggiando. Quasi da subito si contrappone con una parte del tifo
laziale, che di suo non ci fa poi una bella figura visto che voleva far
comprare la squadra ad una cordata con personaggi legati alla malavita, anche se il tutto
si spera in buonafede
Certo il carattere spigoloso di Claudio Lotito
non aiuta e questo, legato anche a scelte di mercato, comincia a creare una
frattura sempre più larga con un bella fetta di tifosi. Comprare una decina di
giocatori l’ultima giornata di mercato, a parametro zero, non è proprio il
massimo e andare in Champion e vedersi la squadra rafforzata con i Vignaroli e
gli Artipodi non ti rende felice. Anche le sue visioni ragionieristiche non
aiutano. Definire una jattura economica la vincita di uno scudetto non solo non va incontro ai tifosi
ma è anche una stupidaggine bella e buona. Per vincere gli scudetti non è
necessario fare delle follie e spero che il nostro prima o poi comprenda che il
Manchester United, con una capitalizzazione di oltre 2.000 milioni di euro, è
un grande affare economico, al contrario della Lazio, relegata al nulla con quei ridicoli 27
milioni di capitalizzazione.
Credo che
qualcuno non abbia compreso le enormi potenzialità di rivalutazione della ss.
Lazio. Per far capire prendo ad esempio sempre il Manchester United. Negli
ultimi 27 anni ha vinto 38 trofei e la Lazio, nello stesso periodo 11, comprese
due coppe europee (coppa delle Coppe e Super Coppa Europea vinta proprio contro
il Manchester United). E’ vero che la squadra inglese lotta sempre per i primi
posti e la Lazio non lo ha fatto in maniera continuativa ma capitalizzare 74
volte meno è ridicolo. E lo è ancora di più se si considera che la storia della
Lazio è mille volte più bella, e le storie sportive belle date in mano a
persone che sappiano rivalutarle producono sogni che si trasformano nel
sentirsi parti dello stesso segno sogno, con tutto quel che ne consegue in
royalty ed incassi, a fronte di costi contenuti. Tra l’altro una Lazio da primi
posti in Europa avrebbe più credibilità anche a Roma per la costruzione del suo
stadio.
È
nell’ottica della jattura economica che quando c’è da fare il salto qualitativo
il nostro si blocca e non compra nessuno negando in pratica da circa tre anni
la possibilità alla squadra di partecipare alla Champion, con quei vantaggi non
solo sportivi ma anche economici che ne deriverebbero visto la sua ridicola
capitalizzazione.
Il danno
enorme per la mancanza da anni di uno sponsor sulle maglie, il continuo litigio
con alcuni giocatori che altrettanti danni economici hanno prodotto alla
società, completano il quadro del personaggio, con tutti gli spigoli di cui è,
per natura, abbondantemente fornito. Ma la gestione Lotito
non è stata solo questo, non è stata solo fonte di arrabbiature per il laziale.
I prezzi contenuti, i cuccioloni, Olimpia, sono comunque dei tentativi di
riavvicinamento ai tifosi supportati da risultati sportivi che pur nel voluto (e
ragioneristico) minimalismo hanno dato non poche soddisfazioni ai laziali.
Certo il
nostro è notevolmente supportato dal fattore C. (con la maiuscola per
evidenziarne l’eccezionale qualità e quantità). Pensate che sarebbe successo se
il 26 maggio….. Ma non è successo, e non solo per fortuna, perché comunque
la nostra squadra, nei suoi uomini base,
è una delle migliori squadre del campionato, sicuramente migliore della più
blasonata e costosa Romea. Spendere di
meno, molto di meno, per ottenere di più non può comunque essere mera fortuna,
ci sarà del metodo o no?
Dunque Lotito
giallorosso o Lotito Biancazzurro? Quasi “me ne po’ fregà de meno”. Anzi
sarebbe bello pensarlo solo giallorosso per la più completa e totale
disperazione di lor signori (signori? È solo un modo di dire). Essere sconfitti
da uno di loro ed avere un laziale, Muzzi, sulla panchina della Romea ed un ex dirigente
che si avvolge di bianco celeste in
campo potrebbe essere il risultato di una coreografia celestiale. Ma, tornando
a Lotito, noi lo abbiamo visto gioire e sollevare la coppa, la coppa della
nostra gloria e della sconfitta della loro boria, per cui basta con questa
storia.
Se il
presidente Lotito, si presidente, smettesse di fare il mercante di Formello,
non solo potrebbe diventare per caso il più grande presidente nella storia
della Lazio, ma ne avrebbe dei vantaggi economici che a mio parere, come detto
non gli sono ben chiari. Resta il fatto, ed è storia da Lazio anch’essa, che
per la prima volta un presidente europeo riesce a spezzare la dittatura
economica che permette, a società terze in sud America, di tenere prigioniero
un giocatore contro la sua volontà e contro la volontà della società che lo fa
giocare.
Chiudo con
due versi in romanesco:
“Va a finì
che artro che mercante de Formello,
basta vedè c’ha fatto co’ ‘a storia de Anderson Felipello,
quer poro talento sud americano
prigioniero de quer
fondo nimmanco brasiliano.
E dopo avè conosciuto er Lotito ragioniere,
scostante, spigoloso e de poche maniere,
eccotelo tiè pronto a
rompe tutte le catene,
come Spartaco, pe’ allevià de l’artri tutte le
pene.
Decimo