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27/10/14
M’avevano detto che te vedi stasera, Don Matteo? “Si
a noi ce tocca, ma state attenti voi de non vedè oggi le comiche. Attenti a
Stanlio e Olio”. Poco dopo le 23, dopo aver vista la “strada dritta”, vado a
vedere televideo e caccio un urlo di gioia, Valè, 7 a 1! Valè 7 a 1! Con lui incredulo che alza la
testa dai libri per andare a vedere televideo. Lui doveva studiare ma io non
potevo stare fermo senza andare a farmi una birra al pub. Arrivo, e non
comprendo al volo che un pub laziale può ospitare romanisti afferpati e frastornati,
ma Sandrone mi saluta quasi dentro la macchina e via, che deve succedere, na’
bira e a casa, contento. Poi sento di quello che è successo, di quello che ti è
successo, che nella stessa ora in cui ero felice per la vostra sconfitta una
macchina infame come il destino aveva deciso di ghermire la tua vita di mezzo soldo di cacio che al massimo da grande
sarebbe diventato un soldo di cacio intero come papà e la mia felicità se ne è
volata via con te. Spero che tuo padre non abbia mai potuto capire che mezzo
soldo era già volato via.
Tu non mi conoscevi e non avrai possibilità di
farlo ma ti giuro se fosse stato utile per la tua vita avrei voluto che il 7 a 1 l’aveste fatto voi. Avrei voluto sapervi
così felici da allontanare quei minuti che vi avvicinavano alla morte. Avresti
pregato tuo padre di festeggiare allo stadio ancora un po’. Ci sarebbe stato
tempo di prenderti in giro, di vederti crescere da sordo de cacio, tanto così
piccolo era come se la tua stessa vita fosse stata segnata, non saresti mai
potuto diventare lo strafottente, violento e cretino, per cui una partita di
calcio è questione di vita o di morte. Tu avresti potuto usà solo la lingua, da
romano, beh non s’allargamo da romeo dentraemura, e io co’ quella t’avrei risposto e se me capitava te
c’avrei incartato o me sarei fatto
incartà.
La storia tua, di mezzo sordo di cacio figlio di un
sordo di cacio intero, è per me la prova
del nove che nun esiste nulla dopo, ma se dovesse esistere prima de famme buttà
all’inferno j’armo un casino tale, pe’ tutti i mezzi sordi de cacio che nun
dovevano morì, che nimmanco te l’immagini.
Decimo
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