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30/01/14
Non c’è
a Roma una coppa più amata, odiata, ripudiata, desiderata, della coppa Italia.
Laziali e romanisti pronti ad esaltarla o sminuirla o seconda di chi la vince.
La Lazio ne ha vinte sei, la Roma 9 e, grazie ad alcuni fattori contingenti di
cui parleremo dopo, riuscirà probabilmente a mettersi sul petto la stella delle
10 coppe vinte, ma probabilmente non solo per la bravura della propria squadra.
Da
laziale cercherò di analizzare le tante coppe Italia. E’ stata certamente una
coppa porta ombrelli snobbata spesso e volentieri dalle grandi squadre. Una
coppa di riparazione di cui spesso non hanno usufruito neanche gli undicesimi in
campionato. La prima a vincerla fu il Vado ligure nel 1922, ad oggi le coppe
assegnate sono state 67.
Nel 1958,
dopo una sospensione che durava dal 1943, riparte la coppa Italia e vince la
Lazio che se non vado errato in
campionato finisce dodicesima ex equo con altre 5, terzultima a 30 punti (a
retrocedere sono Atalanta e Verona). La Lazio porta per prima la “coppa porta
ombrelli” a Roma dopo aver incontrato nell’ordine Palermo (vittoria e
pareggio), Napoli (due vittorie), la Roma (vittoria e pareggio), e con una sola
partita il Marzotto, la Juve, e la Fiorentina in finale. Nel 1963/64 la “porta
ombrelli” viene vinta per la prima volta dalla Roma anche lei dodicesima in
campionato con 29 punti e senza nessun derby, incontrando nell’ordine, in partite
secche, Potenza, Napoli, Foggia, Fiorentina e Torino in finale. Fino al 1988 la
coppa Italia è certamente un torneo minore, dal 1988, con l’introduzione della
partita di supercoppa italiana tra la vincitrice dello scudetto e la vincitrice
della coppa Italia, e con il sostegno della televisione, la coppa diventa
certamente un trofeo ambito.
Per
ritornare alla Lazio e alla Roma prima del 1988 vincono rispettivamente una e
sei coppe porta ombrelli. Dopo il 1988, la Lazio vince cinque coppa Italia e
tre supercoppe italiane. La Roma vince solo tre coppa Italia e due supercoppe. Dalla
coppa porta ombrelli alla coppa seria ne è passato di tempo e qualcuno vorrebbe
tornare ai bei tempi, quando la coppa era solo una coppa porta ombrelli, perchè
si accorge, con terrore, che la sua
squadra ha perso uno dei pochi derby che
contano in 86 anni di storia della loro squadra, e l’unico con una coppa (e
seria) in palio.
Ma io
questi signori già me l’immagino a pavoneggiarsi con la stella delle 10 coppe
vinte che solo allora tornerà ad essere una coppa più che importante. C’era una
possibilità che una squadra, attualmente per gioco sicuramente inferiore alla
Roma, potesse intralciarle il cammino. La Roma ha sempre un problema quando
gioca finali o comunque partite sentite. La classe di alcuni suoi giocatori,
indiscutibile, svanisce e ritorna il tifoso, se non addirittura il “coatto”
dentro, e quando si gioca una partita pensandola della vita spesso e volentieri
la si perde. Bene un allenatore consigliato forse da qualcuno (aspetto solo la
chiusura del calcio mercato per portare a termine un ragionamento che potrebbe
avere del clamoroso) ha pensato bene che la Lazio non dovesse giocare al meglio
per l’unico obiettivo che era rimasto alla sua portata e a Napoli ha fatto
giocare i ragazzini contro un avversario presentatosi con gli uomini migliori e
malgrado tutto ha corso il “rischio” di vincere. Ora il Napoli e poi la
Fiorentina o l’Udinese non sembrano attrezzate a fermare la Roma, né con le
armi del gioco, né con quelle della psicologia “dell’oddio è la partita della
vita”.
Ma Reja non
è il solo allenatore ad aver “facilitato” il glorioso cammino della Roma. Vi
ricordate Conte, si proprio quello che allenava la Juve, quello cha aveva dato
una lezione di strategia all’incauti romanisti partiti lancia in resta qualche
settimana fa a Torino. Bene quella era una delle tante partite di campionato e
per questo era possibile perderla e poi recuperare la sconfitta. Ma una partita
di coppa Italia secca non può essere recuperata in alcun modo, per aggiunta
quando te e la tua avversaria siete a 9 coppe vinte e chi vince probabilmente
ha il 95% di possibilità di vincere anche la decima e fregiarsi della
stelletta. Il Conte che non mollava
l’osso su nulla stavolta molla tutto ancor prima di giocare o forse è stato
solo un supponente che non ha capito nulla di quella partita? Chiedetelo ai
tifosi juventini.
Con le riserve in campo la Juve riesce a perdere palloni a centrocampo
sbagliando in maniera clamorosa passaggi facilissimi. Ma c’è di più. Il Conte
che urlava sempre come un ossesso per un semplice fallo laterale invertito a
centrocampo stavolta è silente su tutto. Viene fatta arbitrare la partita a
Tagliavento e accadono cose in
successione che in altre occasioni avrebbero visto il finimondo da parte di Conte,
stavolta stranamente taciturno. Un’espulsione da ultimo uomo tramutata in una
banale ammonizione, un gol valido annullato e forse un fuorigioco nel gol della
Roma. Una domandina a Conte. Una vera e propria finale di coppa si gioca in
silenzio e con le seconde linee? Dopo la coppa portaombrelli la coppa inciucio?
Le scelte o semplicemente gli sbagli di Conte sono stati un clamoroso regalo
alla Roma che la possono rilanciare anche in campionato. Conte si era stufato
di vincere?
Decimo
1º titolo
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