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24 dicembre 2013

(59) CURVE SQUALIFICATE. L’ASSURDO LEGA. COLPIRNE CENTO PER EDUCARNE UNO.

 (59)
23/12/13
 
 
 
     L’essere razzisti sta al laziale, quello vero, quello che conosce le sue origini, come il diavolo sta all’acqua santa. Questo per fare delle precisazioni su quei signori che puntualmente ad ogni partita casalinga della squadra dei colori del cielo, ce la mettono tutta a farle squalificare il campo. Ora abbiamo una sanzione, sospesa, che appena accadrà qualche altro episodio di razzismo comporterà per la Lazio due giornate di chiusura per la sua curva. 
 
     Alle poche centinaia di razzisti “gliene potra fregà de meno”, non saranno certo loro i penalizzati visto che non hanno mai voluto l’abbonamento, per non dover fare la tessera del tifoso. Sarà un problema per gli altri tifosi, magari per quelli antirazzisti, per quei laziali veri che conoscono gli ideali per cui nacque la loro squadra, ma cosa volete che interessi ai signori della Lega?
 
     Questi signori non  riescono a comprendere come si combatte il razzismo, e i loro comportamenti, se  non fossero drammatici, sarebbero da scompisciarsi dal ridere. Loro per educare 100 razzisti sono dispostissimi a punire migliaia e migliaia di tifosi. Sono i particolari pompieri senza macchia e senza paura che per difendere la casa da un possibile incendio razzista preferiscono non circoscrivere il problema, isolarlo e poi colpirlo, nooooo, ma quando mai!!! Mille volte meglio per questi signori eliminare il problema alla radice e buttare già la casa. Raderla al suo. Raggiungendo le vette di una incapacità totale ad affrontare  e risolvere il problema del razzismo nelle curve.
 
     Eppure risolvere o anche solo contenere il razzismo negli stadi è possibile con interventi mirati. Si entra allo stadio con tanto di nome cognome e con tanto di faccia che permette l’individuazione  di molti, anche se non di tutti, e la Lega lì a fare orecchie di mercante. Ma l‘apice nell’incapacità di punire i razzisti negli stadi la si ha quando questi episodi di razzismo riguardano i pochi tifosi della squadra ospite. L’ultimo episodio, quello della Roma a Milano è significativo di quanto siano incapaci questi signori. Io non voglio entrare nel merito se i tifosi della Roma abbiano gridato slogan razzisti o meno, d’altronde quegli slogan li troverei abbastanza naturali per la squadra voluta dal regime di faccetta nera. Ma la Roma nel ricorso dichiara che  non solo che è stato frainteso quanto gridato dai suoi tifosi ma afferma una cosa ovvia e per questo paradossalmente gravissima. Quando la Roma asserisce che su 1700 suoi tifosi al seguito ben 900 non sono residenti a Roma dichiara urbi et orbi che non solo il sistema permette di conoscere il nome e cognome di ogni singolo tifoso che entra allo stadio ma anche di conoscere la residenza e quindi di poter fare con la telematica praticamente tutto, anche bloccare l’accesso a tutti i tifosi che hanno partecipato a quell’evento, senza però penalizzare gli incolpevoli, gli innocenti che in altre faccende erano affaccendati.
 
     Personalmente già il non essere capaci di penalizzare i soli tifosi colpevoli di un reato è odioso, figuriamoci se questi signori della Lega si permettono di coinvolgere anche chi non era presente. Creo che questo comportamento rasenti addirittura un reato penale, quantomeno un abuso di ufficio.
 
                                                                    Decimo
 
 
 

20 dicembre 2013

(58) IL RAZZISMO DEI VIOLENTI E LA VIOLENZA DI CHI NON SA COMBATTERLI.

(58)
19/12/13

 

    Un generale che in battaglia usi strategie che fanno comodo ai soli nemici deve essere messo in condizione di non nuocere. A me sembra che contro il razzismo negli stadi le autorità preposte facciano spesso il contrario di ciò che è giusto fare, creando così i presupposti per vedere trionfare i comportamenti che si vorrebbero combattere.

 

     Forse la Lega e la Polizia di Stato non si sono accorti che anche nelle trasferte esiste il biglietto nominativo  e che come esistono “diaboliche invenzioni” che permettono la registrazione audio di ciò che gli umani dicono, ne esistono di maggiormente   “diaboliche” che oltre all’audio registrano anche il video tout court.  E come si riesce (a volte) a dare nome e cognome ai violenti mascherati, vogliosi di scontrarsi con le forze dell’ordine fuori dello stadio, credo sia ancor più facile scoprire il nome e cognome di chi commette reati all’interno dello stadio, spesso a volto scoperto.

 

     Fare queste elementari cose, magari con i costi a carico delle società, comporterebbe la non applicazione di certe idee che prima che cervellotiche sono estremamente pericolose proprio per quell’ordine pubblico a cui si tiene tanto, almeno a parole. D’altronde se la situazione è trascesa la colpa principale sta in quel clima di evidente impunità di cui molti violenti si sentono di poter beneficiare allo stadio.

 

     Proibire alla curva dell’Inter di assistere al prossimo derby perché alcune sue decine di tifosi hanno detto nella trasferta di Napoli  cose che non avrebbero dovuto dire ha semplicemente prodotto un quasi gemellaggio con i tifosi  del Milan che, solidali con i loro odiati nemici, saranno anche loro fuori dallo stadio. Non serve un genio per comprendere che, in una situazione pronta ad accendersi, migliaia e migliaia di “nemici” (io lo metto tra virgolette ma questi si ritengono nemici sul serio) potrebbero venire alle mani e tutto questo perchè non si riesce, o non si vuole punire, quelle poche centinaia di razzisti, identificandoli e mandandoli a casa per sempre. Far pagare a migliaia di persone le malefatte di pochi, geniale! Purtroppo questo sarà un refrain come diranno altri episodi che racconterò.

 

     Nella stessa domenica si decide di squalificare per due turni le due curve della Roma per i fischi razzisti di tifosi romanisti a Milano con il Milan, bene. 1700 tifosi romanisti con tanto di biglietto nominale vanno allo stadio milanese e alcuni di questi vengono ripresi da poliziotti (come accennato), sicuramente non solo con l’audio, nel momento in cui alcuni di loro lanciano slogan razzisti contro Balotelli. Tutti i romanisti sono stati razzisti? Non ci credo neanche se lo vedessi personalmente. Resta il fatto che per colpa di pochi figuri sarà proibito l’accesso nello stadio a qualche decina di migliaia di persone. A proposito di curve. A Milano ci saranno andati, nella curva ospiti, anche persone che abitualmente frequentano le tribune e sicuramente qualcuno di loro avrà intonato gli stessi slogan razzisti contro l’odiato Balotelli. Ma la Lega calcio, nella sua incredibile risposta violenta a dei comportamenti violenti,  stabilisce senza nessuna logica che a rimetterci per questo atto di razzismo portato avanti da qualche centinaio di tifosi saranno solo le curve anche se a quegli episodi hanno certamente partecipato “razzisti da tribuna”.

 

     Ma la Lega e le società di calcio sanno anche altre cosette. Sanno di certo che le frange più estreme del tifo non si sono volutamente fare l’abbonamento per non farsi anche la tessera del tifoso. Preferiscono il singolo biglietto più caro che accettare certe regole. Dire che soprattutto tra questi si annidano i tifosi razzisti è di certo dire una cosa ovvia e cosa succede? questi cantano in poche centinaia slogan razzisti, le curve vengono chiuse e a rimetterci non saranno loro che risparmieranno pure i soldi del biglietto, ma la gestione societaria che non amano e cosa per la Lega ovvia geniale!, gli abbonati che quelle regole le hanno accettate. Ovviamente nessuno vuole capire il potere ricattatorio che spesso frange isolate di finti tifosi fanno alle società con  i loro comportamenti. Bombe carta, ora anche gli slogan razzisti, sono comportamenti che procurano forti danni economici alle società che si vedono ricattate da certe frange di tifo, e invece di sanzionarli nell’unico giusto modo che ci sia, prendendosela con i responsabili, si fa in modo che a pagare siano tutti i tifosi e le società che di questa andazzo sono le vittime.

 

    Una domandina rivolgerei a queste autorità. Un tifoso che combatte il razzismo sarà doppiamente incazzato. Contro coloro che lanciano slogan razzisti e contro le autorità che danno dimostrazione di non focalizzare il problema, con la chiusura generica delle curve o degli stadi a mo’ di decimazione nazista. Ma come pensate possa stare colui che non capendo tanto di razzismo e di antirazzismo comprenderà solo che gli è reso impossibile sostenere la sua squadra. Quando capirete che un atto che colpisce tutti, i pochi colpevoli e i molti innocenti, è un atto di violenza che paradossalmente può portare molti tifosi dalla parte dei violenti?

 

     Mi sembra che la maniera in cui si affrontano i problemi sia un incredibile spottone al calcio delle pay tv, asettico, senza problemi, senza caldo, senza freddo, senza tornelli.

 

                                                              Decimo

 


 

07 dicembre 2013

(57) ANNA FRANK E I MOSTRI TRA NOI.

(57)
7/12/13
 

 



    
Può un laziale trattare argomenti di questo genere? Per come è nata la Lazio, per la storia di chi l’ha voluta, con quegli ideali sovranazionali rappresentati dalle olimpiadi che fanno cessare le guerre, il laziale non solo può, il laziale deve intervenire, soprattutto se personaggi che nulla hanno a che fare con la nostra storia sventolano le nostre bandiere di uomini liberi per i loro fini inconfessabili. Peraltro da questi episodi la nostra società può essere enormemente danneggiata.

 

    L’antefatto. Sul giornale la Repubblica di venerdì 6 dicembre appare un articolo su adesivi apparsi sui semafori del rione Monti, in cui si ritrae Anna Frank con la maglia della Roma, con l’intento evidente di “prendere due piccioni con una fava”; di offendere la memoria della ragazzina ebrea assassinata dai nazisti e di offendere i romanisti con quello che è il peggior epiteto per questi signori, quello di essere ebrei. C’è da dire che questa volta il giornale Repubblica oltre a evidenziare l’orrore per l’iniziativa riesce ad essere equilibrato, e non gli capita spesso, nel prendere le distanze contro sedicenti laziali e romanisti  che a più riprese si sono offesi accusandosi reciprocamente di essere ebrei. Il bello di questo osceno gemellaggio antiebraico è che entrambi provengono dallo stesso ambiente di estrema destra che è cementato nel suo odio per non avere capito bene la storia.

 

 

    Gli ebrei sono stati i primi sostenitori del partito fascista per l’incredibile percentuale di aderenti data al nascente movimento, visto il loro ridottissimo numero (negli anni venti erano un millesimo circa della popolazione italiana). E sostenitori del fascismo lo furono per quasi due decenni. In pratica furono traditi dal loro “camerata” Benito Mussolini che li sacrificò sull’altare dell’alleanza con il nazismo. E che Benito Mussolini non credette mai alla propaganda nazista sugli ebrei è storicamente dimostrato  dal fatto che nelle colonie dell’impero, gestite sempre con le leggi del regime, ai molti ebrei che vi vivevano non fu torto un capello, anzi i Falascià in Somalia furono addirittura tutelati dal fascismo. Come possano essere odiati i camerati di allora e non chi li tradì dovrebbero spiegarlo i fascisti di oggi. Ma torniamo agli adesivi.

 

     Ci sono negazionisti che pensano che l’olocausto non sia mai esistito, che sia un’invenzione del sionismo. Sarebbe facile confutare le loro aberranti argomentazioni ma non ne ho voglia, ora, ma una cosa la sanno anche coloro che si richiamano a certi “ideali”.

 

    Questi “signori” sanno bene che Anna Frank, una ragazzina di 16 anni fu uccisa dai loro “amici” non per aver commesso un reato gravissimo ma per il solo fatto di essere ebrea. Irridere alla morte di una ragazzina colpevole di nulla, dileggiarla mettendogli una maglia di quelli che sono i tuoi apparenti nemici a cui vorresti far fare la sua stessa fine, è solo una cosa da “mostri dentro”, da gente che dovrebbe essere temuta dai loro stessi cari per un ovvio motivo. Perche costoro dovrebbero rispettare le loro sorelle, le loro figlie, le loro nipoti, se non rispettano neanche  ragazze assassinate perchè colpevoli di nulla?  Significa appartenere alla stessa razza di coloro che hanno nei decenni inneggiato alla morte di quel padre di famiglia, meccanico, che risponde al nome di Vincenzo Paparelli, colpevole solo di aver amato la sua squadra, la squadra con i colori del cielo. Inneggiare in maniera neanche tanto mascherata alla morte di una ragazza di 16 anni e dileggiarla mettendogli una maglia dei loro apparenti nemici è una cosa vergognosa.

 

     Ma credo di sentire le argomentazioni di questi “signori”. Il sionismo sta facendo ai palestinesi quello che i nazisti hanno fatto agli ebrei e quindi gli ebrei si meritano quello che è loro capitato.

 

    Strano. Pensate che da laziale e non da tifoso, perché essere laziale non è essere tifoso di una squadra di calcio, ma è uno stato dell’anima, un modo di essere, penso che le stragi, tutte le stragi di bambini colpevoli di nulla sono da combattere, come i mostri che ne combattono qualcuna per avere il pretesto per giustificarne altre. Perché i bambini ebrei gasati di ieri sono morti innocenti come i bambini palestinesi di Sabra e Chatila.

 

     Per questo faccio un proposta che può essere di grande beneficio per l’immagine della nostra società. Alla prossima partita di campionato uscire con magliette e/o striscioni con la scritta siamo tutti Anna Frank. Certo possiamo ancora fare come gli struzzi e far finta che queste cose non ci riguardino, ma significherebbe solo non aver capito cosa è realmente la comunicazione e i danni devastanti che questi episodi possono procurare all’immagine della Lazio.

 


 

                                                                Decimo

06 dicembre 2013

(56) IL RAZZISMO, LA UEFA E I FATTI DI VARSAVIA.

(56)
 
05/12/13

 

     Chi mi segue, chi conosce la storia della nascita della Società Podistica Lazio, sa che il razzismo nulla centra con la nostra società. Ma da laziale, da chi fotografa la realtà che lo circonda per quello che è, è innegabile che ci siano tifosi sedicenti laziali che hanno comportamenti razzisti. Contro di questi la Uefa ha preso, a più riprese, provvedimenti che sono andati dalla sola chiusura della curva Nord al far disputare alla Lazio due partite a porte chiuse. Per colpa di qualche centinaio di tifosi, peraltro facilmente identificabili dalle autorità preposte, si è fatto pagare pesantemente il tutto ad una tifoseria che in gran parte non è razzista e facendo peraltro un danno enorme alla società Lazio  che senza arbitraggi scandalosi (di certo non casuali) ed altro avrebbe potuto addirittura accedere alla finale di coppa.

 

     Evidentemente sul razzismo la Uefa è convinta sia giusto colpire 30.000 innocenti per educare trecento colpevoli. A mio parere un criterio sciagurato ma pur sempre un criterio. Allora vorrei fare delle domande alla Uefa, anche se so bene che quanto scrivo non arriverà mai alle orecchie di chi governa il calcio europeo. Una società in cui un’infima parte dei tifosi canta slogan razzisti, fischiati peraltro dalla maggioranza dei tifosi è ritenuta oggettivamente responsabile di quanto avvenuto sugli spalti, e per questo squalificata, bene, nel senso che è un criterio mostruoso ma è un criterio.

 

    E come definire la vera caccia all’uomo preventiva fatta a tutti coloro che erano italiani praticata dalla polizia polacca, con perfino turisti toscani portati in commissariato solo perché italiani appunto, senza che la stragrande maggioranza degli arrestati avessero fatto nulla se non il grave reato di essere italiani e tifosi della Lazio. Qui non è stata una sparuta minoranza di tifosi ad essere razzisti ma la polizia di stato di un paese che si vorrebbe democratico. La domanda che vi pongo è la seguente: si possono organizzare ancora incontri internazionali in un paese che arresta, processa e multa solo perché si cantano canzoni della squadra di cui si è tifosi nel pomeriggio che precede la partita? Processare penalmente qualcuno per “rumore, schiamazzo e ostacoli all’uso del marciapiede  da parte di altri pedoni” e condannarlo in pratica senza avvocato solo perché  è tifoso laziale è forse un inno alla pacificazione tra i popoli? Portare in commissariato tifosi che ti hanno contattato per essere scortati allo stadio, stante le provocazioni mai represse di alcuni tifosi del Legia Varsavia, vorrei sapere cosa sia per i nostri dirigenti Uefa. Una conferma all’ultimo episodio che racconto è stata a noi raccontata dal dirigente Igli Tare, un vostro iscritto, e sono sicuro che voi stessi ne siete venuti a conoscenza.

 

     Ma visto che non sono stati presi provvedimenti contro un paese che permette queste cose  debbo pensare che per la nostra Uefa il razzismo si ha solo quando è praticato da poche decine di tifosi, quando è  invece praticato da un organo dello stato di un paese membro è prevenzione contro “delinquenti” colpevoli unicamente di aver fatto il reato più grave e più comune  per ogni questurino autoritario che si rispetti (in ogni paese del mondo, che permetta l’esistenza di questi comportamenti). Il reato di non aver commesso il reato.

 

     Questo non toglie che chi ha realmente commesso dei reati debba essere condannato, ma ho la sensazione che se qualcuno ha compiuto qualche infrazione ciò sia stato soprattutto un “fallo di reazione” a comportamenti vergognosi di chi avrebbe dovuto difendere non solo l’ordine pubblico ma i diritti dei cittadini e al contrario quei diritti li ha calpestati.

 

                                                                    Decimo

02 dicembre 2013

(55) RASTRELLAMENTI NAZISTI A VARSAVIA? UNA NUOVA DIAZ?

(55)
30/11/13

 

     Devo premettere che da laziale condannerò sempre coloro che usano e giustificano la violenza,  ma quel che è successo a molti tifosi laziali, prima e dopo la partita con il Legia Varsavia in Polonia con i pochi, scarni elementi messi a disposizione dalle autorità polacche e dagli di organi di informazione, la dice lunga su come si sono svolti i fatti. Si parla di oltre 200 persone fermate e di 149  arrestati. La percentuale di fermati o arrestati sono del 30 o del 20% rispetto ai 750 tifosi complessivamente al seguito della squadra, e sono numeri clamorosi.

 

     Al G8 di Genova gli arresti, nei tre giorni di scontri, furono  329, compresi tutti quelli che non avevano fatto nulla alla Diaz, e i fermati più di 500. Centinaia e centinaia di migliaia di persone in piazza, tre giorni di scontri violentissimi, un morto, centinaia e centinaia di feriti, e la polizia arrestò, non calcolando i 93 arresti della Diaz, 236 persone. Eppure questi sono numeri insignificanti a petto di quelli forniti dalla polizia polacca. Se la polizia italiana si fosse comportata come i loro colleghi polacchi avrebbe dovuto arrestare almeno un 20% di manifestanti e questo, nel corso dei tre giorni di violentissimi scontri (risparmiatemi la cifra precisa), avrebbe dovuto significare ben oltre 100 mila arresti, contro i 236 reali. Incapacità della polizia italiana di essere cattiva (i fatti della Diaz e di Bolzaneto dicono il contrario) o “rastrellamenti nazisti” della polizia polacca?

 

     Una domandina. I tifosi della Lazio hanno forse messo a ferro e fuoco Varsavia? Ci sono stati morti, feriti, macchine incendiate, banche assaltate, poliziotti e tifosi all’ospedale, per giustificare tutti quegli arresti? Nulla di tutto questo è accaduto e allora cosa è successo? Essenzialmente una vergognosa opera di prevenzione, peraltro non necessaria, nei confronti della tifoseria laziale.  Nei primi due giorni dai fatti l’unico straccio di fotografie che queste autorità hanno saputo produrre erano le foto dei tifosi laziali ammanettati a terra, e null’altro.

 

    A due giorni dai fatti la polizia polacca produce dei video in cui si intravedono, da molto lontano, situazioni di apparenti scontri in cui non si comprende bene quando siano avvenuti e chi ne siano i soggetti, oltre ai poliziotti con i caschi bianchi e i blindati.

 

     Resta un’amara considerazione. 149 tifosi della Lazio arrestati, nessun poliziotto ferito e soprattutto nessuno tifoso polacco fermato, eppure sembra che a provocare i tifosi italiani, a cercarne la reazione, fossero proprio i tifosi del Legia. Ma come tutte le situazioni, anche le più drammatiche e ingiuste, ci sono dei riscontri che non possono che farti sorridere. Seconda la polizia polacca un tifoso laziale avrebbe portato un’ascia a spasso per l’Europa, con totale sprezzo per i possibili doganieri ficcanaso, per portarla “a dormire” in albergo a Varsavia. O, altra versione, l’avrebbe comprata a Varsavia, magari spiegando (in polacco?) al venditore  che serviva come “gadget” per lo stadio. Se lo storia fosse vera, e visto il contorno  ne dubito fortemente, la Cojon Cup non gliela toglierebbe nessuno, ma credo che qualcuno abbia al contrario tutti i numeri per vincere la Malafede Cup.

 

      Due paroline alla Uefa. La responsabilità oggettiva delle squadre di calcio termina fuori dello stadio e fino a qui tutto bene, si fa per dire. Ma quando la polizia fa degli arresti preventivi ai danni di tifosi che non hanno fatto nulla, quando quella stessa polizia blocca per “schiamazzi” tifosi che inneggiano e cantano canzoni della propria squadra non alle 5 di mattina ma alle sette di sera, pensate ancora che quel paese si meriti di ospitare competizioni sportive? O anche la Uefa ha sposato la linea della polizia polacca e prevede che i tifosi vadano in silenzio allo stadio e con lo testa cosparsa di cenere?

 

                                                                       Decimo