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30 ottobre 2013

(49) UNO DI NOI? NE SIAMO SICURI?

 (49)
30/10/13

 

     In un paese civile non ci sono processi da fare in piazza ma neanche le “assoluzioni”  possono esserlo. Quando qualcuno è accusato di far parte di un’organizzazione che importa e spaccia centinaia e centinaia di chili di hascisc, non ci può essere nessuna curva che lo assolva a prescindere del processo.

 

                                                                   Decimo

 

13 ottobre 2013

(48) LEGA CALCIO. SE SO’ INCARTATI DA SOLI. IL RAZZISMO E LA DECIMAZIONE NAZISTA DELLE CURVE.

(48)
11/10/13

 

 

    Un  aneddoto sull’imbecillità. In un paese sotto una dittatura degli oppositori,  rischiando la propria vita, scrivono su di un muro la parola libertà. Le autorità del paese invece di usare una normale vernice per cancellare la scritta pensano di toglierla scalpellando il muro, ottenendo come unico risultato che la scritta libertà sarà ancor più grande.

 

     È quello che hanno fatto questi Catoni in miniatura, che hanno pensato bene di usare la repressione per dei comportamenti sopra le righe da parte di settori della tifoseria, senza accorgersi che hanno dato a quegli stessi tifosi la possibilità di coordinarsi con una botta di protagonismo incredibile, che li farà arrivare ad un vero e proprio braccio di ferro, con l’obbiettivo di far squalificare tutte le curve italiane, in pratica di essere loro a vincere, pur avendo comportamenti razzisti. Un bel risultato, non c’è che dire per chi voleva combatterli.

 

     Questi signori che governano il calcio italiano sono così maldestri da voler punire tutto uno stadio, o una sua parte, per i comportamenti di poche centinaia di tifosi (ma se fossero migliaia non cambierebbe nulla). Uno può essere totalmente in disaccordo con questi signori, li può anche fischiare, ma solo per il fatto che frequenta lo stesso settore di stadio, avrà lo loro stessa pena. Se questa non è una vera e propria decimazione nazista spiegatemi cos’è.

 

     E tutto questo perché questa dirigenza non è volutamente capace di perseguire i comportamenti scorretti costringendo anche la forze di polizia a collaborare nella ricerca di chi così si comporta. Chiedetevi perché chi porta bombe carta allo stadio non viene mai, o quasi mai, individuato. Non ci sono filmati che li riprendono quando li lanciano? O riusciamo ad avere le loro generalità solo quando sono feriti dai loro stessi ordigni?

 

    Perché tifosi ridicolarmente mascherati sono arrestati quando accennano a scontri fuori dalla stadio con le forze dell’ordine, perché riconosciuti, e quando inneggiano a cose vergognose, senza mascheramenti e dentro la stadio, nessuno riesce a individuarli? Basterebbe individuarne qualcuno di cui si sa già nome e cognome nel momento in cui grida cose proibite e fare in modo che non possa tornare allo stadio per del tempo, evitando invece di perseguire anche gli innocenti contrari a questi comportamenti. Cosa pensano, le autorità di polizia e le stesse società, faranno la domenica successiva i tifosi non ancora individuati, continueranno a cantare cose proibite?

 

    Perché non si attuano questi provvedimenti? Le autorità, tutte le autorità dovrebbero perseguire solo i colpevoli e non punire anche chi non ha commesso reati.

 

                                                                Decimo

 
 

Ps. La repressione tout court di certi comportamenti è spesso controproducente se non si entra in merito agli argomenti adottati da taluni, per ridicolizzarne le tesi, e questo è valido sia per la politica che per situazioni di manifesto razzismo. Essere razzisti in una squadra che ha tra i suoi giocatori ragazzi di colore è una cosa da imbecilli. Produce enorme imbarazzo tra i tuoi stessi giocatori che per questi comportamenti possono sentirsi a disagio più dei giocatori dell’altra squadra. Proprio per questo attivare i tuoi giocatori, soprattutto quelli di colore, per ridicolizzare certe tesi è, questa si, una cosa intelligente.

10 ottobre 2013

(47) TIFO IMBECILLE E PROVVEDIMENTI ANCOR PIU’ CRETINI.

(47) 
 10/10/13



 

    In un’epoca in cui ogni persona può essere controllata da mille apparecchiature nessuno, a cominciare da coloro che sono preposti alla sicurezza degli stadi, che abbia intenzione di mettere a punto un piano credibile contro la violenza di alcuni sedicenti tifosi, identificandoli ed espellendoli, una volta per tutte. Mi viene il dubbio che non si voglia eliminare la violenza negli stadi ma al contrario ghettizzarla proprio in quei luoghi.

 

     Succede anche di peggio. Guardiamo la Lazio e la sua comunicazione. Una società nata richiamandosi alla più bella storia sportiva umana, che di fronte ad alcuni comportamenti da non laziali di alcune centinaia di suoi tifosi (ma se fossero migliaia il problema non cambierebbe), al massimo se ne esce con scritte contro il razzismo sulle magliette senza comprendere quanto enorme sarebbe il suo stesso vantaggio nel fare una battaglia su cosa significa essere laziali., in termini di allargamento della base del tifo, e quindi dei ritorni economici conseguenti.

 

     Io ritengo che in questo la comunicazione Lazio è assolutamente carente, ma altrettanto carenti, per alcuni versi vergognosi, sono  i provvedimenti messi in atto dalla Lega per fronteggiare comportamenti da condannare del tifo estremo. Condannare tutta una curva o addirittura tutto uno stadio per i comportamenti di pochi è assurdo, quando si possono fare interventi mirati nei confronti di coloro che hanno quei comportamenti.

 

     Ma la cosa più vergognosa di tutte è il tentativo di normalizzare le curve a proprio uso e consumo. L’idea di penalizzare anche coloro che hanno reazioni a decisioni arbitrali ritenute sbagliate è scandaloso. La Lega non può essere colei che non vuole introdurre la moviola in campo, non si comprende con quale motivazioni, ben sapendo quanto questi errori arbitrali abbiano potuto fare danni e sconvolgere le classifiche, e poi prendersela con i tifosi che sentendosi defraudati si ribellano.

 

    Per finire, assolutamente ridicola la squalifica per la “discriminazione territoriale”. Io ritengo, da laziale, che non sia giusto offendere i tifosi, la città dell’altra squadra, ma questa discriminazione è alla base di questo sistema calcio. Si sono inventate le squadre della parrocchietta, con il loro ridicolo nazional provincialismo, e poi quando questi tifosi, magari non proprio delle cime, mettono in atto un poco di goliardia li reprimono? Grandi i tifosi del Napoli. Si sono “lavati cor foco da soli” e hanno fatto capire chi sono gli incapaci e i cretini.

 

                                                                      Decimo

 

 

 




 

 

    

02 ottobre 2013

(46) GIUSTIZIA SPORTIVA E GIORNALISMO. DUE PESI E TANTE MISURE.

(46) 
 24/09/13

 

    La giustizia sportiva non ha mai voluto usare la tecnologia per eliminare quelle situazioni che oltre a creare torti reiterati per qualche squadra, sono una fabbrica di rabbia per i tifosi  delle squadre che le subiscono. Per questo si sono inventati la tecnologia ma solo per i fatti non visti e non sentiti dagli arbitri. Per cui un giocatore che invece di fare un fallo per il quale è stato ammonito dall’arbitro ha dato al suo avversario un micidiale colpo di Karatè non può essere più perseguito, partendo dal presupposto che l’arbitro ha visto e sanzionato, anche se ha visto sbagliato. La prova televisiva si ha solo se l’arbitro non lo ha visto commettere il fallo.

 

     Semplice allora. Basta rivedere la cassetta e sanzionare il giocatore o i tifosi, perché ora anche i tifosi possono essere sanzionati, con le pene previste per ogni infrazione. Questo in un paese dove la giustizia sportiva non sia diventata una cosa arbitraria in cui la prova televisiva si utilizza a discrezione di chi visiona la documentazione e sopratutto con la discrezione di chi la propone.

 

     Per cui può accadere che viene sanzionata una curva in cui un bella fetta di tifosi fa buu razzisti contro Pogba, ma con i fischi di contrarietà degli altri tifosi,  e poi tifosi compatti di un’altra curva, la sud per esempio, fanno  buu razzisti a Cavanda, che pur nel frastuono del derby si sentono chiarissimi fino all’ultima fila di spettatori in curva nord e non solo l’arbitro e la quaterna a sostegno non sentono ma neanche i giornali, quantomeno Repubblica, che non ne scrive da nessuna parte il giorno dopo.

 

     In compenso Repubblica parla di tifosi laziali che più che provocare delle violenze vere e proprie sono solo degli schiocchi che le violenze se “le capeno” come si dice a Roma visto che gli unici a rimetterci sono proprio loro, con il loro arresto. Senza poi considerare che la violenza per un atto sportivo è quanto di più antilaziale si possa commettere perchè la Lazio, e non altri, si richiama agli ideali dell’Olimpiade che unisce e affratella i popoli.

 

     Sicuramente non sono questi gli ideali dell’edizione romana di Repubblica, o non lo sono sempre stati, visto che cosa fece quando il 16 ottobre 2011, subito dopo il derby, un centinaio di black block romanisti assaltarono famiglie, pacifici tifosi della Lazio, spezzando anche ossa come da referti ospedalieri.  Allora nessuno scrisse nulla e tutti i giornali romani si ammantarono di un silenzio che sarà come una macchia indelebile che racconta la parzialità “demenziale” e vigliacca di certo giornalismo romano. Due pesi e tante misure. Il bello di tutto questo è che loro si sentono i moralizzati, l’etica fatta persona. Ne riparle…Remo e puro Romolo sarà d’accordo ……a riparlarne.

 

                                                            Decimo

 

(45) INTERNAZIONALE FOOTBALL CLUB. QUANDO SI OFFENDONO LE PROPRIE ORIGINI.

(45) 
 24/09/13


   
 

    …..” Nascerà qui, al ristorante l’orologio, ritrovo di artisti e sarà per sempre una squadra di grande talento. Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale perche noi siamo fratelli del mondo”.

 

    Così nacque nel 1908 da una costola del Milan l’Internazionale, poi “er regime de cartone fatto co’ a cartapesta” decise che quel nome era troppo sconveniente per degli ultra nazionalisti  e lo cambiarono in Ambrosiana, in quella ridicola rincorsa ai nomi nazionali che portarono al filmo(film) e al casimiro (cashemire).

 

     Centocinque anni dopo tifosi senza storia e senza memoria hanno deciso di far squalificare la curva dell’Internazionale per razzismo, purtroppo non sono i soli.

 

                                                              Decimo