Con le lunghe ore che ancora ci separano da questo derby, con il desiderio di vincerlo e la paura di perderlo, scegliendo di essere laziali abbiamo già vinto nella vita di tutti i giorni poi vada come vada. Una chicca sui romei, sulla loro storia. In questo articolo non si parla solo dei 128 impossibili 13 con il due del Lecce (e dei 12, e di chi sbagliò altri risultati ma non quello) fatti il 20 aprile 1986. Questo articolo ci dice che alle ore 12 del 20 aprile 1986 il circuito clandestino del toto nero smise di prendere scommesse sul Lecce vincente. Come sapevano migliaia e migliaia di persone che il Lecce avrebbe vinto? “A sapesselo”. Nello stesso anno in prima sentenza mandarono in serie C la Lazio per aver un suo solo giocatore truccato partite. Come possa un solo giocatore truccare partite non l'ho ancora capito dopo quasi 40 anni ma so' duro de comprendonio mentre per loro tutto regolare. Vedi qui: https://gameofgoals.it/2022/04/20/quello-strano-roma-lecce-che-diede-lo-scudetto-alla-juve.html
13 aprile 2025
COME SIAMO NOI, COME SONO LORO
Questa è la storia degli impuniti mai puniti che se sentono romani ciento per ciento e che l'hanno sempre fatta franca e di chi come noi è stato costantemente perseguito con metodo.
IL CALCIO E' VITA
Il calcio non è diverso dalla vita. E' una finale negata e uno scudetto assegnato illegalmente. E' il simulare sul fallo mai subito, o al contrario riconoscere all’avversario le sue ragioni. E' sfamare il tuo popolo in tempo di guerra o vendersi le partite in tempo di pace. Il calcio è far piangere bambini per uno scudetto già vinto, perso con una squadra già retrocessa, con 128 impossibili tredici senza alcuna inchiesta, o far ridere bambini conquistando uno scudetto all’ultimo minuto dell’ultima ora.
E’ retrocedere perché tra disonesti tu, onesto sor Umberto, "non potevi non sapere", o restare in A perché da disonesto sapevi anche ricattare. Il calcio è il tifo di chi vuole sempre avere ragione quando è evidente che ha spesso solo torto. Il calcio sono le camionette negli stadi ma solo per alcuni e l'immoralità ignorante dei tifosi dell'ente amorale i cui giocatori il duo delle scommesse lo presentava ai laziali ma evidentemente giocando loro, con l’oste e il fruttarolo, solo a battimuro.
Il calcio è un morto negli spogliatoi, la tentata corruzione di arbitro internazionale come da sentenza Uefa, e poi l'assoluzione come da tribunale italiano, o la persecuzione e condanna alla C dove un giocatore truccava partite da solo, manco fosse Nembo Kid, e a un presidente, a un dirigente, e a 15 giocatore solo 5 punti di penalizzazione? Capita in questo calcio... Il calcio è la vita, l’eterna lotta tra il bene e il male, dove la maggioranza dei cojonidi combatte spesso il bene per farsi male appoggiando i suoi stessi nemici, è il travisare come ovunque. Dove gli assassinati pacifici se la sono cercata e i violenti sono ripensati goliardici "assassini da giustificare
Il calcio è “tu alla Bufalotta lo stadio te lo scordi, é speculazione”, dove altri poi hanno costruito de tutto e de più... Il calcio è un bancarottiere o forse un bancarottato, comunque da castigare mentre degli altri tutto si deve salvare…
Il calcio è la vita dei travisatori di tutti i giorni che ogni giorno dimostrano de nun avecce capito mai un cazzo di quanto fatto da altri contro di loro e il loro amore di una vita, a volte contro la loro stessa vita. Ma il calcio per un laziale è quella cosa che ti permette di camminare a fronte alta anche nelle pagine nere, visto che a pagare, anche per le porcate altrui siamo stati sempre e solo noi. Scusate lo sfogo, dicono che capita dopo crisi di astinenza da calcio, ma vi assicuro che non è così. Basta guardasse intorno per capire... e in tutti i campi.
E ora due poesie sui romei, pijamola a ride...
ER ROMEO
Se crede romano
ma è nato burino,
e come ‘gni ciociaro che Roma ospitava
solo a Desdaggio ar principio abbbitava.
Er romeo nun te lo levi mai dai cojoni
Se vince è campione tra i campioni.
Se pareggia seduta stante
protesta contro l’arbitro immantinente.
Se poi perde, notizia scontata,
urlerà sempre che j’hanno arubbbata.
Se ‘o piji a schiaffi pronto te dice già
che a vorta prossima lui te sdrumerà.
Se spaccio pe’ romano, nato da nobili natali,
lui servo che ai patrizi svotava, tristo, pieni pitali,
Er Sommo Vater
L’ABBACCHIO ROMEO CHE DAR LUPO VOLLE REGOLE CERTE
Nun è storia de Fedro e nimmanco de Trilussa
la storia dell’abbacchio che pe’ nun buttalla ‘n rissa
s’appellò proprio ar lupo vero, dai canini puntuti,
p’ave’ regole certe, serie, erba e prato garantiti.
"Me devi dì co’ certezza mmaniacale
quanno sur prato posso ppascolare
co' nisun lupacchiotto affamato
che senza regole certe me se sia ppappato".
E pensate che er lupo nun je promise er monno intero?
Tutto chiaro, bell’e scritto, in bianco e nero…
Fino a che ar lupo vero nun je venne l’acquolina
l’abbacchio romeo pensò d’esse stato granne testa fina…
Er Sommo Vater
FORZA LAZIO, SEMPRE
Decimo
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