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10/05/13
Sir Alex Ferguson l’allenatore più vincente
di tutti i tempi è andato in pensione, con un carnet di vittorie che
difficilmente sarà eguagliato. Trentotto trofei tra cui due coppe dei Campioni,
due coppe delle Coppe e tredici scudetti. L’unica cosa che gli mancava, gli
manca, è la Supercoppa europea e qui la storia di questo grande allenatore si
intreccia con la storia della Lazio e con quei giornalisti che hanno smesso da
tempo di fare il loro mestiere con obiettività
per abbracciare esclusivamente la strada del tifo fazioso.
LA STORIA SILENZIATA
Sabato 5 novembre del 2011, sala stampa
dell’Old Trafford stracolma, perché l’evento è di quelli che profumano di
storia, appunto. In quel giorno Sir Alex Ferguson ha festeggiato le sue nozze
d’argento con il Manchester United: 25 anni di matrimonio tra l’allenatore più
vincente nella storia del calcio mondiale e un club che grazie a lui è tornato
nel Gotha del calcio europeo dopo anni bui e di anonimato. Tra i tanti
giornalisti glorificanti uno si alza in piedi e gli chiede: “Lei
ha vinto tutto quello che c’era da vincere, è l’allenatore più vincente di
tutti i tempi del calcio mondiale, ma guardando indietro avrà anche dei
rimpianti. Potrebbe elencarmi i tre grandi rimpianti di questi 25 anni di
carriera da allenatore del Manchester United?” Sir Alex ci pensa un attimo e
poi di getto: “Ho vinto tantissimo, 12 volte la Premier League e in totale più
di 30 trofei, ma quel titolo perso nel 1998 dopo aver sprecato addirittura
dieci punti di vantaggio sull’Arsenal, è il rimpianto più grande relativo al
calcio inglese. In generale, il rimpianto maggiore è non aver battuto la Lazio
ad agosto del 1999 nella finale di Supercoppa Europea a Montecarlo, perché in
quel momento quella di Eriksson era la squadra più forte del Mondo. Tra i
giocatori, ne ho allenati di grandissimi, ma ho il rimpianto di non aver mai
potuto allenare Paul Gascoigne, ma anche Paolo Di Canio, che giocando con me
nel Manchester United avrebbe vinto quasi sicuramente il ‘Pallone d’Oro’. Altri
grandi rimpianti, non ne ho”.
È una delle più belle pagine di sportività
riconoscere che qualcuno, in un momento della tua vita è stato più forte di te
ed è un riconoscimento, una caratteristica, che hanno solo i grandi. Forse è
per questo che personaggi meschini, insignificanti come la loro esistenza,
hanno pensato bene, al contrario, di nascondere la cosa, all’ombra del
cupolone.
Badate bene io non c’è l’ho con i
giornalisti in generale. Che la cosa non appaia sul Sole 24ore è del tutto
naturale, ma che il giornale sportivo (sic!) della capitale e
gli altri quotidiani romani, che vantano un elevato numero di
lettori/acquirenti negli sportivi/tifosi, neghino una notizia clamorosa che fa
discutere e soprattutto vendere copie, la dice lunga sul livello di
omertosa mafiosità che sedicenti
giornalisti ultrà impongono alle redazioni dei loro giornali. Per tralasciare
il fatto che questi signori, come evidenzio in altri post, nascondendo notizie
anche violente riguardanti “tifosi violenti”, evidentemente loro amici, nei
fatti danno un bel contributo a coltivare quel clima cordiale che …..fa tanta
violenza.
Decimo
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