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12 aprile 2014

(21) Per un laziale un periodo nero prima o poi passa, ad un romeotriste non può passare mai.

(21)
12/04/14


 

A VOI NUN VE PO’ PASSA’ MAI

 

Avemo visto e sopportato quasi tutto

da quanno co ‘na scintilla de ‘n sogno universale

avemo illuminato er cielo de ‘na  Roma fino all’ora provinciale.

Sempre annando contro corente, da ‘e stalle a ‘e stelle,

fra tante artalene, avemo riccontato e fatto tante cose belle.

 

Presidenti incredibili n’avemo avuti a sfascio

pe’ arivà, nei tempi bui, puro a quarche  fascio,

dar primo, er  libertario (1) che mai co’ quer nome se volle fa’ chiama’,

a quello che dar corropolese (2) puro nun se fece deruba’.

 

Per questo ar  progetto de ‘na Lazio fusa co’ ‘na squadra piena de buffi (3)

tosto je rispose ar Fosco: a bello tu ce truffi.

Mò semo arivati a Claudio Lotito

Che voi pe’ perculeggiacce ‘o dite romanista garantito.

 

Er tutto co’ qua linguaccia che ve fà offenne, tutta rugantina,

che ve porta a avecce ‘na mano rotta in ogni ossicina (4)

Lotito romanista, uno di voi? Si fosse vero doppia goduria

Avevve visto perde in coppa, co’ un romanista ‘a capo, che bardoria!

 

Resta er fatto che ‘a Lazio e i laziali restano qua

E ‘gni presidente  prima o poi deve lassà.

Ma a pensacce bene, ‘gni romeotriste (5) che perculeggia e raja

proprio a certi tristi personaggi rissomija.

 

                                           Decimo

 

Nella pagina della poesia     (21)

 

1)     Luigi Bigiarelli. Ebbe l’idea di creare la società podistica Lazio, insieme ad altri otto  ragazzi. Per i due anni che restò in Italia non volle mai essere presidente della squadra perché per lui la Lazio era una società tra eguali.

2)     Corropoli. Era il paese in provincia di Teramo che diede i natali a Italo Foschi il primo presidente della Romea.

3)     La fusione doveva essere tra Lazio e Fortitudo e Alba. La Lazio si rifiutò di riconoscere alla nascente società più di 100 mila lire di debiti prodotti dalla Fortitudo e dall’Alba, quando queste due società avevano ulteriori debiti di 300mila lire. A quel punto le trattative si arenarono ed entrò in campo il banchiere Sacerdoti, presidente del Roman. Con i suoi soldi  la Fortitudo, l’Alba e il Roman diedero vita alla Romea. Ovviamente la fusione non fu mai per la “grande Roma”, solo una storia de buffi.

4)     Rugantino linguacciuto com’era attaccava gli altri a parole e puntualmente ne veniva ripagato con qualche ossicino rotto. Della serie: “Quante me ne hanno date , ma quante je ne ho dette”.

5)     Romeo. Pellegrino che viene in pellegrinaggio a Roma.

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