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5/03/14
È duro essere laziale, in un mondo quello del
calcio, che del tifo idiota ha fato la sua bandiera, che aspetta sempre che
arrivi la fata turchina a sistemare le cose. Che spera che alla prossima
campagna acquisti il futuro Maradona sarà scoperto dalla tua squadra. Per ogni
tifoso di calcio, per ogni tifoso di qualsiasi squadra di calcio, per ogni
persona che condizioni la sua vita ai risultati della sua squadra pallonara, l’aggrapparsi
alla speranza, anche quando questo va a cozzare contro la realtà, è quasi un
obbligo. In tutto questo ci sono anche i tifosi della Lazio. Poi ci sono i
laziali, quelli veri, quelli che sanno che la storia sportiva unica,
controcorrente, da cui è nata la Società podistica Lazio, non era storia per
uomini che si facciano prendere in giro da chicchessia e per quieto vivere
siano disposti a farsi cullare dalla corrente del pensiero unico e idiota che
ha i suoi luoghi di culto in ogni bar
dello sport di questo nostro paese.
Il
laziale vero si picca di guardare in faccia la realtà e di essere per questo
diverso da chi diventa tifoso di qualcosa proprio per dare un senso alla sua
spesso inutile vita. Può ancora esserci
gente, conduttori di trasmissione radiofoniche, che sperano che la nostra Lazio,
con acquisti mirati, possa risalire la corrente e gareggiare per i primi posti?
Non bastassero le parole del nostro presidente sulla jattura economica del
vincere uno scudetto ci sono le innumerevoli occasioni, in questo decennio di sua presidenza, in cui puntualmente
a metà stagione si è negato alla società il possibile salto di qualità con qualche
acquisto mirato. C’è del metodo nel non
spendere una piccola cifra e negarsi la possibilità di avere 30 milioni di euro
solo per giocare il primo turno di Champion.
La cosa è
ancor più grave se uno va a vedere la
capitalizzazione delle ss. Lazio, che per molto tempo è stata inferiore anche
ai 30 milioni di euro. E che dire delle decine di milioni persi per aver
rifiutato costantemente in questo decennio uno sponsor? I laziali veri sanno
che i pochi successi di questa gestione sono legati molto al fattore C. (chi si
ricorda la supercoppa italiana vinta a Pechino da Ballardini contro l’Inter
stellare di Mourigno, che nell’occasione ci prese a pallonate?) e a personaggi come Francesco Totti e Daniele
De Rossi, che ci soffrono così tanto da scordarsi di saper giocare a pallone,
regalandoci così indimenticabili vittorie. Se fosse stato per la solo dirigenza,
e non considerando il fattore C, ci troveremmo in pessime acque. Quale
dirigenza sportiva si sarebbe negata la possibilità di far giocare due
giocatori di peso rischiando con una scelta simile, incomprensibile quanto
scellerata, di far precipitare la Lazio in B?
E veniamo
all’ultimo incredibile episodio che vede protagonisti molti conduttori
radiofonici tifosi di una squadra di calcio che casualmente (per loro) si
chiama Lazio e il suo allenatore. Tutti a sostenere che bisogna andare allo
stadio a sostenere la squadra perché manca pochissimo per raggiungere
l’obiettivo di un posto Uefa. Posto Uefa? posto Uefa? …..ma non è per caso quel
torneo di cui si è sempre lamentato il nostro Reja perché distoglie energie per
il campionato e da cui è spesso eliminato per le improbabili formazioni che più
B non si può con cui affronta le altre squadre? In un mio precedente post spiego che non ero
andato allo stadio, per la prima volta da anni, perché l’assurda squadra messa
in campo, per far riposare le prime linee, mi dava l’esatta misura dei rischi
che si correva. E puntualmente arrivo la sconfitta. E anche per quella
sconfitta che la Lazio è stata eliminata da un’improbabile squadra come il
Ludogorets. E ora devo sentire Reja chiamare a raccolta i tifosi per raggiungere
l’obiettivo Uefa che lui stesso ha contribuito, un attimo prima, a far svanire?
Può prendere in giro i tifosi della Lazio, non i laziali.
E a
proposito di Reja i tifosi della Lazio, quelli esaltati dalla eroica partita di
Firenze forse hanno fatto poco caso ad un piccolo apparentemente insignificante
episodio che al contrario può acquistare un’importanza fondamentale. Debbo
ricordare che con il Ludogorets, con Candreva e Keita in campo si vinceva per 2
a 0 e poi è andata a finire come sappiamo. Bene con un metodo psicologico che
definirei “a segar le gambe” si nega ad un giovane che è stato il migliore in
campo nella partita precedente la possibilità di giocare la partita con la
Fiorentina per essere sostituito da un altro giocatore a cui la stampa ha dato a Firenze l’insufficienza, poi a nulla dalla
fine, si vuol far entrare in campo Keita che a quel punto, scontrandosi con
l’allenatore, non si riscalda. Vorrei ricordare a Reja e ai tifosi della Lazio,
quella che non riusciranno mai ad essere laziali, che questo ragazzino fu
allontanato dalla cantera blaugrana per aver fatto uno scherzo ad un compagno e
messo in una squadra satellite dove in un anno segnò, chi dice 47, chi 50, gol.
Fu richiamato e lui disse no mandando in pratica a quel paese la più grande
squadra al mondo. Per questo Keita ora gioca alla Lazio. Cari tifosi della Lazio,
forse mai laziali, credete che uno così aspetti che Reja si convinca a farlo
giocare?
Decimo
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