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05/12/13
Chi mi
segue, chi conosce la storia della nascita della Società Podistica Lazio, sa
che il razzismo nulla centra con la nostra società. Ma da laziale, da chi
fotografa la realtà che lo circonda per quello che è, è innegabile che ci siano
tifosi sedicenti laziali che hanno comportamenti razzisti. Contro di questi la
Uefa ha preso, a più riprese, provvedimenti che sono andati dalla sola chiusura
della curva Nord al far disputare alla Lazio due partite a porte chiuse. Per
colpa di qualche centinaio di tifosi, peraltro facilmente identificabili dalle
autorità preposte, si è fatto pagare pesantemente il tutto ad una tifoseria che
in gran parte non è razzista e facendo peraltro un danno enorme alla società
Lazio che senza arbitraggi scandalosi
(di certo non casuali) ed altro avrebbe potuto addirittura accedere alla finale
di coppa.
Evidentemente sul razzismo la Uefa è convinta sia giusto colpire 30.000
innocenti per educare trecento colpevoli. A mio parere un criterio sciagurato
ma pur sempre un criterio. Allora vorrei fare delle domande alla Uefa, anche se
so bene che quanto scrivo non arriverà mai alle orecchie di chi governa il
calcio europeo. Una società in cui un’infima parte dei tifosi canta slogan
razzisti, fischiati peraltro dalla maggioranza dei tifosi è ritenuta
oggettivamente responsabile di quanto avvenuto sugli spalti, e per questo
squalificata, bene, nel senso che è un criterio mostruoso ma è un criterio.
E come
definire la vera caccia all’uomo preventiva fatta a tutti coloro che erano
italiani praticata dalla polizia polacca, con perfino turisti toscani portati
in commissariato solo perché italiani appunto, senza che la stragrande
maggioranza degli arrestati avessero fatto nulla se non il grave reato di
essere italiani e tifosi della Lazio. Qui non è stata una sparuta minoranza di
tifosi ad essere razzisti ma la polizia di stato di un paese che si vorrebbe
democratico. La domanda che vi pongo è la seguente: si possono organizzare
ancora incontri internazionali in un paese che arresta, processa e multa solo
perché si cantano canzoni della squadra di cui si è tifosi nel pomeriggio che
precede la partita? Processare penalmente qualcuno per “rumore, schiamazzo e
ostacoli all’uso del marciapiede da
parte di altri pedoni” e condannarlo in pratica senza avvocato solo perché è tifoso laziale è forse un inno alla
pacificazione tra i popoli? Portare in commissariato tifosi che ti hanno
contattato per essere scortati allo stadio, stante le provocazioni mai represse
di alcuni tifosi del Legia Varsavia, vorrei sapere cosa sia per i nostri
dirigenti Uefa. Una conferma all’ultimo episodio che racconto è stata a noi
raccontata dal dirigente Igli Tare, un vostro iscritto, e sono sicuro che voi
stessi ne siete venuti a conoscenza.
Ma visto
che non sono stati presi provvedimenti contro un paese che permette queste cose
debbo pensare che per la nostra Uefa il
razzismo si ha solo quando è praticato da poche decine di tifosi, quando è invece praticato da un organo dello stato di
un paese membro è prevenzione contro “delinquenti” colpevoli unicamente di aver
fatto il reato più grave e più comune
per ogni questurino autoritario che si rispetti (in ogni paese del
mondo, che permetta l’esistenza di questi comportamenti). Il reato di non aver
commesso il reato.
Questo
non toglie che chi ha realmente commesso dei reati debba essere condannato, ma
ho la sensazione che se qualcuno ha compiuto qualche infrazione ciò sia stato
soprattutto un “fallo di reazione” a comportamenti vergognosi di chi avrebbe
dovuto difendere non solo l’ordine pubblico ma i diritti dei cittadini e al
contrario quei diritti li ha calpestati.
Decimo
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