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30/11/13
Devo
premettere che da laziale condannerò sempre coloro che usano e giustificano la
violenza, ma quel che è successo a molti
tifosi laziali, prima e dopo la partita con il Legia Varsavia in Polonia con i
pochi, scarni elementi messi a disposizione dalle autorità polacche e dagli di organi
di informazione, la dice lunga su come si sono svolti i fatti. Si parla di
oltre 200 persone fermate e di 149
arrestati. La percentuale di fermati o arrestati sono del 30 o del 20%
rispetto ai 750 tifosi complessivamente al seguito della squadra, e sono numeri
clamorosi.
Al G8 di
Genova gli arresti, nei tre giorni di scontri, furono 329, compresi tutti quelli che non avevano
fatto nulla alla Diaz, e i fermati più di 500. Centinaia e centinaia di
migliaia di persone in piazza, tre giorni di scontri violentissimi, un morto, centinaia
e centinaia di feriti, e la polizia arrestò, non calcolando i 93 arresti della Diaz,
236 persone. Eppure questi sono numeri insignificanti a petto di quelli forniti
dalla polizia polacca. Se la polizia italiana si fosse comportata come i loro
colleghi polacchi avrebbe dovuto arrestare almeno un 20% di manifestanti e
questo, nel corso dei tre giorni di violentissimi scontri (risparmiatemi la
cifra precisa), avrebbe dovuto significare ben oltre 100 mila arresti, contro i
236 reali. Incapacità della polizia italiana di essere cattiva (i fatti della
Diaz e di Bolzaneto dicono il contrario) o “rastrellamenti nazisti” della
polizia polacca?
Una
domandina. I tifosi della Lazio hanno forse messo a ferro e fuoco Varsavia? Ci
sono stati morti, feriti, macchine incendiate, banche assaltate, poliziotti e
tifosi all’ospedale, per giustificare tutti quegli arresti? Nulla di tutto questo
è accaduto e allora cosa è successo? Essenzialmente una vergognosa opera di
prevenzione, peraltro non necessaria, nei confronti della tifoseria laziale. Nei primi due giorni dai fatti l’unico straccio
di fotografie che queste autorità hanno saputo produrre erano le foto dei
tifosi laziali ammanettati a terra, e null’altro.
A due
giorni dai fatti la polizia polacca produce dei video in cui si intravedono, da
molto lontano, situazioni di apparenti scontri in cui non si comprende bene
quando siano avvenuti e chi ne siano i soggetti, oltre ai poliziotti con i
caschi bianchi e i blindati.
Resta
un’amara considerazione. 149 tifosi della Lazio arrestati, nessun poliziotto
ferito e soprattutto nessuno tifoso polacco fermato, eppure sembra che a
provocare i tifosi italiani, a cercarne la reazione, fossero proprio i tifosi
del Legia. Ma come tutte le situazioni, anche le più drammatiche e ingiuste, ci
sono dei riscontri che non possono che farti sorridere. Seconda la polizia
polacca un tifoso laziale avrebbe portato un’ascia a spasso per l’Europa, con
totale sprezzo per i possibili doganieri ficcanaso, per portarla “a dormire” in
albergo a Varsavia. O, altra versione, l’avrebbe comprata a Varsavia, magari
spiegando (in polacco?) al venditore che
serviva come “gadget” per lo stadio. Se lo storia fosse vera, e visto il
contorno ne dubito fortemente, la Cojon
Cup non gliela toglierebbe nessuno, ma credo che qualcuno abbia al contrario
tutti i numeri per vincere la Malafede Cup.
Due
paroline alla Uefa. La responsabilità oggettiva delle squadre di calcio termina
fuori dello stadio e fino a qui tutto bene, si fa per dire. Ma quando la
polizia fa degli arresti preventivi ai danni di tifosi che non hanno fatto
nulla, quando quella stessa polizia blocca per “schiamazzi” tifosi che
inneggiano e cantano canzoni della propria squadra non alle 5 di mattina ma
alle sette di sera, pensate ancora che quel paese si meriti di ospitare
competizioni sportive? O anche la Uefa ha sposato la linea della polizia
polacca e prevede che i tifosi vadano in silenzio allo stadio e con lo testa
cosparsa di cenere?
Decimo
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