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02 ottobre 2013

(46) GIUSTIZIA SPORTIVA E GIORNALISMO. DUE PESI E TANTE MISURE.

(46) 
 24/09/13

 

    La giustizia sportiva non ha mai voluto usare la tecnologia per eliminare quelle situazioni che oltre a creare torti reiterati per qualche squadra, sono una fabbrica di rabbia per i tifosi  delle squadre che le subiscono. Per questo si sono inventati la tecnologia ma solo per i fatti non visti e non sentiti dagli arbitri. Per cui un giocatore che invece di fare un fallo per il quale è stato ammonito dall’arbitro ha dato al suo avversario un micidiale colpo di Karatè non può essere più perseguito, partendo dal presupposto che l’arbitro ha visto e sanzionato, anche se ha visto sbagliato. La prova televisiva si ha solo se l’arbitro non lo ha visto commettere il fallo.

 

     Semplice allora. Basta rivedere la cassetta e sanzionare il giocatore o i tifosi, perché ora anche i tifosi possono essere sanzionati, con le pene previste per ogni infrazione. Questo in un paese dove la giustizia sportiva non sia diventata una cosa arbitraria in cui la prova televisiva si utilizza a discrezione di chi visiona la documentazione e sopratutto con la discrezione di chi la propone.

 

     Per cui può accadere che viene sanzionata una curva in cui un bella fetta di tifosi fa buu razzisti contro Pogba, ma con i fischi di contrarietà degli altri tifosi,  e poi tifosi compatti di un’altra curva, la sud per esempio, fanno  buu razzisti a Cavanda, che pur nel frastuono del derby si sentono chiarissimi fino all’ultima fila di spettatori in curva nord e non solo l’arbitro e la quaterna a sostegno non sentono ma neanche i giornali, quantomeno Repubblica, che non ne scrive da nessuna parte il giorno dopo.

 

     In compenso Repubblica parla di tifosi laziali che più che provocare delle violenze vere e proprie sono solo degli schiocchi che le violenze se “le capeno” come si dice a Roma visto che gli unici a rimetterci sono proprio loro, con il loro arresto. Senza poi considerare che la violenza per un atto sportivo è quanto di più antilaziale si possa commettere perchè la Lazio, e non altri, si richiama agli ideali dell’Olimpiade che unisce e affratella i popoli.

 

     Sicuramente non sono questi gli ideali dell’edizione romana di Repubblica, o non lo sono sempre stati, visto che cosa fece quando il 16 ottobre 2011, subito dopo il derby, un centinaio di black block romanisti assaltarono famiglie, pacifici tifosi della Lazio, spezzando anche ossa come da referti ospedalieri.  Allora nessuno scrisse nulla e tutti i giornali romani si ammantarono di un silenzio che sarà come una macchia indelebile che racconta la parzialità “demenziale” e vigliacca di certo giornalismo romano. Due pesi e tante misure. Il bello di tutto questo è che loro si sentono i moralizzati, l’etica fatta persona. Ne riparle…Remo e puro Romolo sarà d’accordo ……a riparlarne.

 

                                                            Decimo

 

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