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17 aprile 2013

(18) A PROPOSITO DI OMERTA’ CON I RAZZISTI. LA CUPOLA GIALLOROSSA A ROMA RILEGGENDO UNA VECCHIA COPIA DI REPUBBLICA.

(18)

14/04/13

    Uno fa ginnastica, va in bicicletta, naviga su internet e scrive post, e il tempo vola, non basta mai. A volte i giornali comprati e non letti si accumulano in attesa di tempi che permettano la loro lettura. Ovviamente la freschezza delle notizie ci perde parecchio ma la malafede dei giornalisti, leggendo episodi di qualche mese fa, a volte viene evidenziata in maniera clamorosa.
    Martedi 29 gennaio, pagina 17 del quotidiano la Repubblica. Mezza pagina contro un episodio di razzismo sugli spalti.  Il titolo: “Insulti razzisti. Dalla curva via la maglia come Boateng e la squadra lascia il campo”. Vi si parla di un ragazzino di 17 anni, di origini marocchine, che al solito epiteto di “negro di m….”, a 8 minuti dalla fine, si toglie la maglia e abbandona il campo seguito dalla sua squadra, che nel frattempo perdeva per 3 a zero. Pensate che la rilevanza data all’episodio da Repubblica, e dal suo giornalista, tale Francesco Saverio Intorcia, riguardasse una squadra professionista? Ma quando mai. Si trattava dello Sporting Pontecorvo impegnato contro la squadra del  Sant’Elia Fiumerapido.
     L’episodio è pure controverso, perché il presidente del Sant’Elia e il sindaco del paese lo negano Su tutto ciò indagano i carabinieri (al 29 gennaio). Il ministro Andrea Riccardi  ha stigmatizzato quanto accaduto e dichiarato di voler incontrare il giovane.
     Un plauso a Repubblica, in prima fila contro ogni forma di razzismo, anche quando riguarda sconosciuti campionati di vattela a pesca, ma tu, mentre leggi il giornale oltre due mesi dopo, sai già che purtroppo le cose non stanno proprio così. Che la stessa Repubblica, in complicità con altri giornali della capitale, ha nascosto un episodio clamoroso, non accaduto su qualche polveroso campo di periferia, di un altrettanto paese di periferia, di una sperduta provincia di periferia, ma nella capitale, con tanto di riprese televisive in diretta su Sport Italia, e per giunta in un derby del conosciutissimo campionato primavera, con le squadre, altrettanto conosciute, della  Lazio e della Roma.
     Accade tutto il 3 aprile 2013. La Lazio, squadra ospite nel campo della Roma, a Trigoria, conduce la partita per 1 a 0, con gol di Keita. Un altro ragazzo di colore, Tounkara, manca per poco il raddoppio e  partono i buu razzisti. L’arbitro sospende la partita e richiama i due capitani, dichiarando che se i cori non finiscono la stessa sarà sospesa. Capita l’antifona i cori razzisti cessano e la partita può riprendere. Gli “eroi” non comprendono certo che è ignobile sempre e comunque dileggiare dei ragazzini di 16 anni per il colore della loro pelle, ma il 3 a 0 a tavolino lo capiscono benissimo e per questi sono bravissimi nell’evitarlo, anche se per un pelo. Dell’episodio parla la Gazzetta dello Sport ma, come detto, non Repubblica e altri giornali romani.
    Domandina finale a Repubblica e al suo direttore. Perché episodi plateali di razzismo e di violenza (100 black block romanisti, armati di tutto punto, che nel dopo derby del 16 ottobre 2011, possono assalire anche famiglie pacifiche) non hanno diritto di cronaca? Io credo che cose di questo genere debbano essere condannate sempre. Quando smetteranno, alcuni suoi giornalisti, di far parte di quella specie di cupola omertosa che evidenzia  i comportamenti criminali, o solamente imbecilli, degli altri e al contrario quegli stessi comportamenti li nasconde, evita di parlarne, quando riguardano tifosi della squadra di cui loro stessi sono prima che giornalisti tifosi ultrà,  offendo tra l’altro la loro professione, per la quale sono pagati. Oltretutto il silenzio omertoso verso certi comportamenti criminali porta chi li attua a credere di essere protetto e a pensare che tutto gli sia consentito e chi li subisce a coltivare, al contrario, pensieri di vendetta, altrettanto criminali.
                                                                     Decimo



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