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09 dicembre 2021

LEZIONI DI STORIA​ DI CA(L)CIO A ROMA. I MAGNA GRAMIGNA TESTACCINI

 In queste poche ore che ci separano da partite importanti giusto rimarcare le differenze e metter i puntini sulle I.

Da quando sono "rinati" rifondandosi​ si sono spacciati per anima popolare di Roma, ospitati nel popolare quartiere di Testaccio e purtroppo anche molti laziali j'hanno retto pe' troppo tempo er gioco. Hanno avuto l'abilità di mistificare le cose, di far diventare 9 ragazzi che​ fondarono la Podisitica Lazio burini, e loro che venivano da tutti Italia come romei, e dal contado, come aspiranti burini si spacciarono​ per romani, mentre nimmanco​ erano aromatizzati al profumo di Roma.

Testaccio quartiere popolare di Roma? Popolare di sicuro, ma urbanisticamente è stato un neo quartiere, fuori le mura per giunta (visto che ci tengono tanto), tirato su per ospitare romei e neo gramignari aspiranti burini, che venivano a​ Roma​ e che ben si fusero con la plebe gramignara che già dimorava in loco.​

"Gramignari aspiranti burini" è l'esatta classificazione di quel popolo del contado che non si può nemmeno definire popolo di burini, visto quello che hanno rappresentato i burini a Roma. Burini erano i contadini ricchi che portavano il ben di Dio che producevano e raccoglievano alla borghesia e all'élite romana, o comunque erano i contadini alle dipendenze del proprietario terriero, spesso un nobile, a cui davano solo una parte di quel che ricavavano dalla terra​ dopo avesse magnato tutto il resto, spesso alla faccia sua.

In questa condizione di prosperità, di venire a Roma certo non pensavano. Diversa la posizione di chi non aveva nulla e magnava spesso cicoria e gramigna non avendo altro, come la plebe nullafacente di Roma del resto, e alla prima occasione vennero a Roma a guadagnare due spicci, a servire Roma e i romani.

Meglio, a corto di storia e soprattutto di storia romana non capirono, loro ultimi nel contado, come ultimi a Roma che Roma nell'antichità nelle arene ce mannava li schiavi mai il suo nome. A loro non parve vero di ospitare nel loro quartiere la loro squadra e de proclamasse per quello che non sono mai stati e mai saranno perché il dna di un popolo non si cambia se non con la sua scomparsa e loro al contrario sono prolifici. Come San Francesco Totti da​ Trigoria, protettore delle gioie laziali, bravo come pochi a pallone, ma unico anche a farci ridere le poche volte che ci ha vinto con il suo "vi ho purgato ancora"​ dopo 4 derby persi, sic! e​ il clamoroso GAME OVER​ che era la maglietta che indossava il giorno della loro più devastante sconfitta di sempre,​ e che per altro riuscì a tirare fuori solo due anni dopo nel 2015.

Si cari il DNA non si cambia e se uno nasce rugantino, l'orrida maschera del "quante me ne hanno dato ma quante je ne ho dette", rugantino ce resta,​

A VITA

FORZA LAZIO. SEMPRE

DECIMO

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