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28/05/15
Laziali e romeo tristi sono due popoli così diversi e al tempo cosi
funzionali al reciproco disprezzo, che entrambi hanno nei confronti
dell’avversario, ma questo gioco non è un gioco a somma zero, dove
qualcuno vince e qualcuno perde, a fasi alterne. Al gioco dello
sbandieramento delle canotte vince solo chi non le sbandiera. Gli
altri perdono, sempre, per questo sono grato al Pupone e al suo
popolo di esistere, se non fosse così non saprei di chi sorridere,
chi prendere in giro.
Di
occasioni per mostrar cannotte, nel calcio ai tempi del Pupone, la
Lazio ne ha avuto di uguali alla Roma, forse anche di più. Se poi
mettiamo insieme la qualità del vinto, nessuna cosa eguaglia la
partita del 26 maggio con la coppa in palio. Certo, come detto in un
altro articolo, questa aveva 30 milioni di cocuzze in palio, subito,
ma se la Lazio li perderà con il Napoli o li vincerà sarà solo per
il suo gioco. Resta che tra venti anni si parlerà di Coppa alzata in
faccia e dell’altro derby, pur importante non si parlerà più, se
non a livello di statistica.
Questi
era i laziali nel derby del secolo, niente prese in giro, solo
festa, niente odio e di fatto rispetto per gli avversari.
Questi
invece erano loro, livore, odio, paura, che insieme sortiscono la
loro sboccata incapacità di vivere la vita, le sue gioie, i suoi
dolori, con la dovuta decenza. Scritte ridicole e gesti osceni.
A
CIASCUNO IL SUO.
Romei,
grazie di esistere. Ovviamente nemmeno un cane in questo gioco
ridicolo che squalifica chi lo pratica, a chiedere al Pupone, bello
che c’avevi sotto la maglietta quel 26 di quel fatale maggio? A
pensarci questo è proprio un game over …. il suo.
Decimo
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