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15 luglio 2014

(29) DRENTRAEMURA.

(29)
15/07/14




La miniera che ogni poeta cerca, l’ispirazione pari a quella che ti può dare Totti, che Dio l’abbia in gloria. E così c’è chi giura e spergiura di essere nato dentro le mura, no che v’o dico a fa’; de più, drentraemura, come quell’artro, Cladio L.

 

DRENTRAEMURA

Drentraemura porchettaro de città

è l’unico che da Roma è dovuto scappà,

lui che veniva dall’estremo circondario

e usciva de casa sempre fora orario.

 

Questo perché quanno c’era da lavorà

‘gni vorta  se scansava un po’ più in là.

Sempre puntuale però p’anna allo stadio

dove a Romea scajava co’ nostro sommo gaudio. 

 

Fino a  quer giorno, er 26 de maggio,

che puro alle palle sue aveva dato coraggio.

Co Claudio nostro, che avemo acchittato  là,

a partita de coppa, mai e poi mai se perderà.

 

E s’era portato avanti co ‘na scritta asciarpata

‘n cui s’era illuso de come sarebbe annata.

Fu cosi che Drentraemura e er suo sogno de fà faville

s’enfransero de brutto contro ‘na Lazio ita a mille.

 

L’artri, i romani veri, li videro sparì con precisione

come se un dio crudele avesse tirato ‘no sciaquone.

So passati i mesi e passeranno l’anni,

ma de Drentraemura nun se conoscono più l’affanni.

 

È da tanto tempo che nu se vede più

E c’è chi giura che vive n’e cantine sotto Emme più,

ma io penso che c’hanno ragione quei contadini

che l’hanno visto bazzicà li lupi si, ma quelli marsicani.

 

 
 

                            Decimo 

 

 

 

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