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29 maggio 2014

(26) C’E’ QUALCOSA DI PEGGIO DI LOTITO? SI, ALCUNI TIFOSI DELLA LAZIO.

  (26)
 29/05/2014
 

 
 

     In nessun parte del pianeta un presidente inviso alla stragrande maggioranza dei tifosi sarebbe rimasto con uno stadio semivuoto, stadio che poi si riempie all’inverosimile per ricordare uno scudetto di 40 anni fa, festa alla quale lui non è stato neanche invitato, ospite indesiderato, e dove un altro ex presidente viene al contrario acclamato come l’unico presidente. Chiunque avrebbe detto: “Metto in vendita la squadra”, e via. Lui no, testardo, ora cerca l’affetto e la comprensione dei tifosi della Lazio, per andare avanti insieme. Oggi colui che ha  sempre detto no ai suoi tifosi, che ha fatto della Lazio comunicazione una struttura dove la principale occupazione sembra sia  stata quella di non stare mai ad ascoltare i laziali, qualunque cosa dicessero e qualunque cosa accadesse, vuole l’affetto dei suoi tifosi.

 

     Dove erano lui e la sua comunicazione Lazio quando un centinaio di violenti hanno attaccato i pacifici tifosi della sua squadra? Dove erano quando fu chiaro che c’era stato un clamoroso, assurdo, vergognoso complice silenzio da parte di tutti i quotidiani cittadini. Dove era Lotito mentre i laziali tempestavano di telefonate anche la sua radio e la sua comunicazione. Avrebbe potuto essere una batosta per gli altri da cui difficilmente si sarebbero potuti risollevare, uno scandalo di dimensioni planetarie ed invece un complice silenzio. Definitelo voi questo comportamento se ne avete voglia. Dove era la Lazio comunicazione quando Sir Alex Ferguson in una conferenza stampa affermò di avere dei rimpianti per aver perso una supercoppa europea contro la Lazio, da lui definita la squadra più forte al mondo all’epoca.

 

    Dove era la Lazio comunicazione quando suoi sedicenti tifosi si fecero squalificare il campo per razzismo? Pensate che una squadra con un passato così eccezionale possa cavarsela con una maglietta in campo contro il razzismo? Chi impedisce di parlare della storia Lazio anche alla sua comunicazione? Chi non la fa andare oltre il doveroso e ridicolo compitino rappresentato da una maglietta contro il razzismo e niente più? Chi ne ha banalizzato la storia dichiarando che la Lazio ha i colori della Madonna? Dove era la Lazio e la sua comunicazione quando con il silenzio Uefa sono stati rastrellati quasi 200 tifosi laziali a Varsavia colpevoli solo di essere tifosi italiani?  Una Lazio B, che più B non si può, viene messa in campo contro il Napoli in coppa Italia e quasi vince. Per chi faceva il tifo Lotito visto che se la Lazio avesse vinto si sarebbe scontrata in tre derby  con la Roma in 10 giorni, sapendo che lui le stava vendendo Hernanes? E poi, per prendere in giro chi vuole essere preso in giro, dichiara che contro la Roma in coppa avrebbe fatto il tifo per il Napoli, ma ci crede tutti scemi? 

 

     Ora il presidente  che ha fatto della Lazio una società economicamente dimessa, che si è permesso di buttare decine e decine di milioni di euro fuori dalla finestra per lo sponsor costantemente rifiutato e per una litigiosità assurda che ha fatto scappare a costo zero anche giocatori pagati decine di milioni di euro, vuole l’affetto dei laziali? In questi anni è evidente che c’è stato, c’è, un progetto “Grande Roma”  che per riuscire deve passare anche per un forte ridimensionamento della Lazio e  questo signore fa finta di riscoprire la lazialità ed intitola una accademy a colui che lui stesso ha pesantemente allontanato in vita dalla Lazio. I laziali veri non sanno che farsene delle sue aperture e delle sue scenografie furbette per catturare gli sciocchi. A noi non servono aquile simboliche  o altri simboli usati da un signore che la lazialità l’ha calpestata da sempre. Ora “apre” ai laziali e ci sono conduttori radiofonici, con codazzo di pseudo tifosi al seguito, pronti a dargli credito per continuare a vendere gli uni pubblicità mascherata da programmi laziali, e gli altri per riempire la loro altrimenti inutile vita di tifosi.

 

     Dei razzisti me ne ero fatto una ragione, i laziali sono altra cosa, dicevo, poi ti accorgi che c’è gente casualmente della Lazio, che pietisce partite domenicali come farebbe qualsiasi tifoso di qualsiasi  squadra peperonista e arrivi a comprendere che con la squadra di Lotito e molti dei suoi tifosi, che di laziale non hanno nulla, tu che laziale lo sarai a vita, cosa hai da spartire?  C’è da dire che pur vendendo la Lazio il problema di questi tifosi resterebbe e se la nuova gestione non prendesse provvedimenti “rieducativi” ci ritroveremo con questi che in quanto ad intelligenza somigliano ben altro che a dei laziali. Incomincio a pensare che le uniche strade siano due: o la Lazio Rugby /Lazio pallanuoto per esempio o farla  noi un’altra squadra, magari ripartendo dai dilettanti. Se la storia della Lazio è già di suo una delle più belle storie al mondo la sua rifondazione la farebbe l’esempio mondiale di come chi si contrappone ai tifosi di una squadra con una storia stupenda sia destinato a uscirne sconfitto e ad averne una clamorosa lezione in sportività, in onore e anche in economia.

 

     Tutto qui? Già non sarebbe poco ma c’è dell’altro. Per una sorta di maledetto imprinting visivo molti signori che non c’entrano nulla con la lazialità, ne sono diventati tifosi per essere stati a contatto con ambienti laziali e molti laziali dentro sono diventati altro proprio per fuggire da certi incresciosi personaggi e comportamenti. Una nuova squadra a Roma sarebbe la più eccezionale occasione di cambiare un modo di fare calcio e tifo, di fare sport, tornando proprio alle nostre origini. A quello sport che sa rispettare gli avversari e che sappia dare il giusto peso a una partita di calcio e che non la trasformi in una ridicola guerra, come soli i falliti nella vita sanno fare. Avremmo così un’enorme doppia chanche. Avere come obiettivo quello di ritornare un giorno nella nostra casa e di ritornarci con i laziali dentro, tornati anch’essi da mondi lontani. Quanto ci vorrà per poter diventare la prima società al mondo per tifosi se questo sogno diventasse realtà? Saprei come fare e con poca spesa e non c’è nessuno sforzo a raccontare non una bella storia, ma la storia. È un’idea visionaria, ma sono solo le idee visionarie che cambiano il mondo, quando hanno successo.

 

                                                                 Decimo

 
 

 

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